Giornalista e attivista democratico condannato a undici anni di carcere per due articoli. Ue: la sentenza colpisce il diritto alla libertà di stampa
BANGKOK (Asiablog) – L’imputato e’ stato portato in tribunale con i ferri ai piedi. Dopo essere stato detenuto per quasi due anni senza cauzione, Somyot Prueksakasemsuk e’ stato condannato a più di un decennio di galera. La sentenza e’ solo l’ultimo affronto alla liberta’ d’espressione nel paese del sudest asiatico.
Somyot, direttore de La Voce degli Oppressi, e’ stato condannato per aver autorizzato la pubblicazione di due pezzi giudicati diffamatori nei confronti della Famiglia Reale. Gli articoli, firmati con pseudonimi, sembra siano stati scritti da un leader e fondatore delle Camicie Rosse, Jakkrapob Penkair, che vive in esilio all’estero dal 2009. Jakkrapob e’ considerato vicino sia all’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, anch’esso in esilio all’estero, sia all’attivista Surachai Danwattananusorn, condannato a 7 anni di galera per lesa maestà nell’estate del 2012. Negli articoli apparsi sulla rivista edita da Somyot, Jakkrapob avrebbe criticato in forma allegorica re Bhumipol Adulyadej.
L’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” per la punizione inflitta al giornalista thailandese: “Il verdetto pregiudica gravemente il diritto alla libertà di espressione e la libertà di stampa”, si legge in un comunicato della delegazione dell’UE a Bangkok.
Amnesty International, che considera Somyot un “prigioniero di coscienza”, ha definito la sentenza della Corte Penale di Bangkok “una grave battuta d’arresto per la libertà di espressione in Thailandia“.
“I tribunali sembrano aver adottato il ruolo di protettore principale della monarchia a scapito dei diritti di libera espressione“, ha detto Brad Adams, direttore di Human Rights Watch in Asia.
“La sentenza della corte sembra essere più per il forte sostegno di Somyot alle proposte di modifica della legge di lesa maestà che per un vero e proprio danno subito dalla monarchia.”
“Posso confermare che Somyot non aveva intenzione di violare l’articolo 112,” ha dichiarato il suo avvocato Karom Polpornklang dopo il verdetto, facendo riferimento alla norma del codice penale meglio conosciuta come legge sulla lesa maestà. “Stava facendo il suo lavoro di giornalista. Chiederemo la cauzione“, ha aggiunto.
L’arresto dell’attivista avvenne nel mese di aprile 2011, solo pochi giorni dopo il lancio una campagna per raccogliere 10.000 firme per chiedere al Parlamento una revisione della legge lesa maestà. Somyot era uno dei primi firmatari della petizione.
Sukanya, la moglie di Somyot, in una conferenza ha dichiarato che la 112 e’ una legge contraddittoria e in definitiva inutile:
“Possono rinchiuderti fisicamente in prigione, ma non è possibile mettere in galera i tuoi pensieri.”