BANGKOK – Il Popolo della Libertà (PDL) ha presentato il simbolo ufficiale con il quale parteciperà alle prossime elezioni politiche (sopra). A consegnarlo, recandosi in Viminale il 13 gennaio, e’ stato il responsabile nazionale elettorale del partito, Ignazio Abrignani.
Curiosamente, si scopre che il simbolo per le circoscrizioni estere sarà differente da quello delle circoscrizioni italiane. Mentre in Italia il simbolo propone la scritta “Popolo della Libertà” e sotto “Berlusconi presidente“, all’estero il simbolo non presenta la dicitura “Berlusconi presidente“. Al suo posto figura la scritta “Centrodestra italiano”. Questo significa che gli italiani nel mondo non avranno la possibilita’ di mettere una croce sul nome di Silvio Berlusconi.
La scelta del maggiore partito della destra italiana e’ singolare in quanto nel corso dell’ultimo decennio ci siamo sentiti ripetere che il Cavaliere, tra le tante cose buone realizzate per il Paese, aveva anche dato prestigio alla politica estera italiana e, più in generale, aveva migliorato l’immagine dell’Italia in giro per il mondo.
Questi successi internazionali non devono essere passati inosservati ai tanti connazionali residenti fuori dal Belpaese, ergo nelle circoscrizioni estere ci si sarebbe aspettato un riconoscimento simbolico uguale, se non maggiore, della figura e del nome di Silvio Berlusconi. Cosi non e’ stato. Vai a capire perché.
«Ho la certezza che il prestigio internazionale dell’Italia sia aumentato. Io ho messo in campo l’esperienza che deriva da 14 anni di politica. Questo non mi piace tanto, ma io sono il più antico nelle varie situazioni, sia anagraficamente sia come presenza nel ruolo. Rappresento la memoria storica. Sono anche un tycoon, stimato non solo per il suo essere politico, ma anche per quello che ha fatto nella vita. La politica dell’amicizia che ho saputo impostare con i colleghi, mi porta ad avere un peso qualche volta determinante nei fori internazionali, dove difendo gli interessi dell’Italia, come invece precedentemente non veniva fatto». (Silvio Berlusconi. Corriere della Sera. 2 agosto 2008)