Shinzo Abe, 58 anni, leader del partito liberaldemocratico, e’ stato scelto dal popolo giapponese per traghettare il Paese fuori dalla crisi economica.
In Giappone le elezioni anticipate hanno decretato una svolta a destra con il trionfo dei conservatori del partito liberaldemocratico capitanati da Shinzo Abe. Abe, delfino del carismatico Junichiro Koizumi, può contare sulla maggioranza assoluta alla Camera Bassa. La Reuters (video sopra) presenta Abe in cinque punti:
1. Abe e’ stato Primo Ministro una prima volta nel 2006. Si dimise nel 2007 in seguito a una serie di scandali e al suicidio del Ministro dell’Agricoltura Toshikatsu Matsuoka.
2. Abe e’ un falco, un nazionalista duro e puro, ed anche un abituale visitatore del santuario shintoista Yasakuni, dedicato alle anime di soldati e altre persone che morirono combattendo al servizio dell’Imperatore. Il santuario e’ decisamente controverso perche’ nel Libro delle Anime sono iscritte 1.068 persone che furono condannate per crimini di guerra. Un editoriale del Washington Post del 24 Marzo 2007 (“Shinzo Abe’s Double Talk“) critico’ Abe descrivendolo come “appassionato di vittime giapponesi in Corea del Nord ma cieco riguardo ai crimini di guerra del Giappone.” Inoltre, Abe vuole far uscire il Giappone dalla passivita’ impostagli dalle Forze Alleate in seguito alla resa totale del 1945. Per fare questo, il permier in pectore vuole aumentare le spese militari e trasformare le Forze di Difesa giapponesi in un esercito capace di attaccare le potenze nemiche.
3. Abe e’ su posizioni decisamente anti-cinesi. Nella sua prima uscita dopo il voto, Abe ha ulteriormente palesato l’impostazione nazionalista dela sua politica estera ribadendo la sua inflessibilita’ riguardo alle dispute territoriali con Pechino che negli ultimi tempi hanno infiammato le relazioni diplomatiche tra i due giganti dell’Estermo Oriente:
“La Cina sta sfidando la realtà, ovvero che le isole Senkaku appartengono al territorio del Giappone. Su questo punto siamo inflessibili, ma non vogliamo peggiorare le relazioni con Pechino”.
4. Abe viene da una famiglia politica blasonata. Come scrivevamo nell’ultimo post:
Abe é anche l’ultimo esponente di una delle famiglie politiche piu potenti del Paese del Sol Levante. Il padre Shintaro è stato ministro degli Esteri, mentre suo nonno Nobusuke Kishi è stato due volte Primo Ministro tra il 1957 e il 1960. Kishi fu anche direttamente coinvolto nel criminale regime giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale ricoprendo il ruolo di Ministro dell’Industria e del Commercio dal 1941 al 1945. Durante l’occupazione del Giappone, Kishi fu detenuto dalle Forze Alleate come criminale di guerra di Classe A. Venne rilasciato nel 1948 e mai processato dal Tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente in seguito alle esigenze della politica statunitense in Giappone di appoggiore le forze anti-comuniste in chiave anti-sovietica e anti-cinese.
5. Abe deve risollevare il Giappone da una situazione economica critica. “Molti elettori sperano di vedere aumentare i propri stipendi – ha detto Abe alla stampa – i giovani guardano con preoccupazione al loro futuro professionale. La nostra priorità sarà quindi la ripresa economica”. Al momento, l’economia giapponese e’ sostanzialmente bloccata. I consumatori non spendono abbastanza per farla ripartire: preferiscono risparmiare perche’ sono confidenti in una ulteriore diminuzione dei prezzi, dato che l’inflazione e’ alta. Per combattere questa spirale deflazione-stagflazione, Abe ha promesso di aumentare la spesa pubblica per sostenere l’economia (a dispetto di un debito pubblico che è già al 230% del Pil) e di incoraggiare una politica monetaria anti-deflazione da parte della Banca del Giappone. In particolare, Abe ha promesso di voler portare l’inflazione al 3%. Questa politica economica, il cui esponente mondiale piu’ in vista e’ il Premio Nobel Paul Krugman, nel caso giapponese potrebbe pero’ non funzionare. In una intervista rilasciata al Bangkok Post, l’economista della Chulalongkorn University, Teerana Bhongmakapat, ha affermato che i giapponesi avrebbero una cultura differente rispetto agli statunitensi, e potrebbero continuare a risparmiare anche di fronte a un’inflazione piu’ moderata ed a un indebolimento dello yen.