Giappone al voto. Democratici verso la catastrofe. In vantaggio i liberaldemocratici del nazionalista Shinzo Abe. Il pericolo dell’estrema destra.
Di Alessio Fratticcioli [ Blog | Twitter | Facebook ]
Il 16 dicembre in Giappone si terrano le elezioni per eleggere i membri della Camera Bassa della Dieta Nazionale (il parlamento). Il primo ministro democratico Yoshihiko Noda aveva sciolto il parlamento il 16 novembre citando la mancanza di fondi per portare avanti le funzioni di governo e la necessità di un bilancio di emergenza. Quelle di dopodomani saranno le 46esime elezioni politiche giapponesi dal 1890.
QUADRIENNIO DEMOCRATICO – Alle ultime elezioni, nel 2009, il Partito Democratico del Giappone (DJP) guidato da Yukio Hatoyama ottenne la sua prima vittoria dalla seconda guerra mondiale. Il DPJ conquisto’ il 47% dei voti, che gli valsero 308 seggi (il 64,2%), consentendo a Hatoyama di diventare primo ministro. Da allora molte cose sono cambiate: il Giappone ha avuto altri due primi ministri, Naoto Kan e Yoshihiko Noda, c’e’ stata la tragedia di Fukushima, e nel frattempo i consensi del DPJ sono precipitati.
SVOLTA A DESTRA – Oggi ci sono pochi dubbi sul fatto che i democratici usciranno pesantemente sconfitti dal voto del 16 dicembre. A vincere saranno i liberaldemocratici guidati dall’ex primo ministro Shinzo Abe, 58 anni, che ha proclamato di voler ‘rafforzare la sicurezza nazionale’ trasformando le Forze di Autodifesa in un regolare esercito nazionale.
MAGGIORANZA? – imane da vedere la portata di questa vittoria, ma secondo le previsioni piu’ attendibili Abe dovrebbero conquistare dai 230 ai 300 dei 480 seggi della Camera bassa. Il sistema elettorale nipponico assomiglia lontanamente al nostro vecchio Mattarellum, che attribuiva una parte dei seggi con meccanismo elettorale proporzionale, ed un’altra parte con un meccanismo dei collegi uninominali.
SONDAGGI – Secondo un sondaggio commissionato dal quotidiano Asahi Shimbun, i liberaldemocratici si attesterebbero intorno al 23% dei voti; con i democratici secondi al 16%. Secondo un sondaggio dello Yomiuri Shimbun, che con 14 milioni di copie stampate al giorno e’ il quotidiano piu’ letto al mondo, il distacco tra i due maggiori partiti sarebbe ancora maggiore: LDP al 29% e DJP al 12%.
ESTREMA DESTRA – Si teme anche una forte affermazione della lista di estrema destra denominata Partito della Restaurazione (JRP), che secondo i sondaggi il si attestera’ tra il 6 e il 12%. Il leader di questo partito ultra-nazionalista e populista e’ Shintaro Ishihara,“il Le Pen giapponese”, governatore di Tokyo dal 1999 a pochi mesi orsono. Ishihara vorrebbe per il suo Paese una politica estera ‘meno timida’ sia nei confronti degli Stati Uniti che della Cina, ed e’ arrivato a sostenere che il Massacro di Nanchino non e’ altro che un’invenzione dei cinesi. Nel caso in cui il LDP non dovesse aggiudicarsi la maggioranza dei seggi, Abe potrebbe essere costretto ad entrare in un’alleanza con Ishihara (come anche con altri partiti minori). Questa ipotetica coalizione di governo spostata a destra desterebbe non poche preoccupazioni a Pechino.
SFIDE – Che si tratti di un monocolore LDP, di una coalizione tra liberaldemocratici ed estrema destra, o addirittura di una inedita Grande Coalizione LDP-DPJ, il prossimo governo dovrà comunque affrontare almeno quattro nodi gordiani: fare i conti con la quarta recessione del Giappone dal 2000 (il “Decennio Perso”) e far ripartire la terza economia mondiale; riportare il rapporto debito/Pil sotto il 200% (dal 2008 e’ aumentato di 60 punti percentuali); migliorare o almeno non far degenerare i rapporti con la Cina, sempre più tesi per via della disputa riguardo alle isole Senkaku; e infine prendere o meno la epocale scelta di procedere verso un graduale ma deciso ridimensionamento della dipendenza nazionale dall’energia nucleare. Col voto del 16 dicembre i cittadini del Paese del Sol Levante si giocano il futuro.
UPDATE: Ultimi sondaggi (Kyodo News): LDP 23%, DPJ 11%, JRP 10%.
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