La Thailandia vuole giustizia per la repressione militare del 2010. Abhisit accusato di omicidio. Morirono quasi 100 persone.
Di Alessio Fratticcioli [ Blog | Twitter | Facebook ]
Bangkok – L’ex primo ministro della Thailandia, Abhisit Vejjajiva, e il suo vice primo ministro, Suthep Thaugsuban, si trovano sotto inchiesta per omicidio in relazione al loro ruolo durante la repressione militare delle proteste delle Camicie Rosse di due anni e mezzo fa. Nessun altro membro del governo dell’epoca, né dell’esercito o di altre istituzioni, si trova al momento sotto inchiesta della magistratura.
Abhisit e Suthep saranno interrogati riguardo all’omicidio di un tassista, Phan Khamkong, uno dei circa 90 civili uccisi dall’esercito tra il 10 aprile e il 19 maggio del 2010. Tra le vittime, anche il nostro Fabio Polenghi.
Phan Khamkong e’ stato ucciso alle 23:00 del 15 maggio del 2010. Aveva 44 anni. Non faceva parte delle Camicie Rosse e non era particolarmente interessato alla politica. Aveva lasciato il suo taxi da un meccanico per far riparare il climatizzatore. Stava camminando verso casa quando fu colpito da un proiettile sparato da un soldato dell’Esercito Reale Thailandese. Mori’ pochi minuti dopo, lasciando moglie e 4 figli: Khomkrit (17 anni), Nittaya (14), Supoj (11) e Suwat (7).
Quello dello sfortunato Phan Khamkong potrebbe essere solo il primo di una lunga serie di casi di omicidio che la magistratura vorra’ accertare. Tharit Pengdit, il direttore del Department of Special Investigation thailandese (DSI), ha detto alla stampa che Abhisit e’ indagato per aver fatto partire gli “ordini che hanno causato la morte di molte persone.” Tharit sembra criticare ad Abhisit, come minino, di aver reagito alle proteste con una ‘forza eccessiva e spropositata’:
“Nonostante nei giorni successivi al 13 maggio si e’ registrata la perdita di molte vite umane, le operazioni [ordinate all’esercito da Abhisit e Suthep] non furono fermate e non furono nemmeno presi in considerazioni altri metodi. Le loro azioni – mandare ripetutamente le truppe contro i civili – evidenziano la volonta’ di mettere in pericolo le vite umane.”
Nel video sotto, Abhisit risponde alle domande incalzanti di una giornalista della BBC ripetendo diverse volte che “tutti sanno cosa e’ successo [nel 2010]”. Nonostante organizzazioni indipendenti come Human Rights Watch hanno stimato in circa 90 il numero dei civili uccisi dall’esercito, nell’intervista Abhisit sostiene che il numero accertato sia di solamente 2 persone. Ad un certo punto la giornalista chiede espressamente: “si e’ pentito di aver autorizzato l’utilizzo di armi da fuoco contro i civili?”.
La risposta di Abhisit: “mi dispiace per la perdita di vite umane.” Non pare essersi pentito.