Birmania/Myanmar – Una legge che legalizza le “manifestazioni pacifiche.” Centinaia di prigionieri politici liberati. Il dialogo con Washington e la Clinton che abbraccia Suu Kyi. La riduzione delle sanzioni economiche occidentali. La restituzione dei diritti politici a Suu Kyi, la sua campagna elettorale e la ventilata ipotesi di un suo ingresso al governo. Foreign Policy che paragona il presidente birmano Thein Sein a Gorbaciov.
La Birmania procede speditamente verso la democrazia?
Non proprio. O per lo meno e’ presto per dirlo. Questo è “l’inizio dell’inizio”, ha detto Suu Kyi, che mette anche in dubbio l’imparzialita del voto suppletivo del primo aprile che dovrebbe catapultarla in parlamento.
Realisticamente, l’obiettivo del regime e’ la normalizzazione, che in parole povere significa accettare formalmente – non necessariamente nella sostanza – di svolgere delle elezioni pluripartitiche a intervalli regolari.
Questa formalità potrebbe essere sufficiente al regime birmano per aprire il paese al mondo e farlo uscire dalla presente situazione di “stato canaglia” o paria internazionale, ottenere la revoca delle sanzioni economiche, attirare investimenti esteri e integrarsi maggiormente nella regione e soprattutto nell’ASEAN.
Il tutto, se possibile, verrà ottenuto dal regime continuando a mantenere il controllo assoluto o quasi nel paese. D’altronde, i militari nella Costituzione si sono riservati il 25% dei posti in parlamento e per ogni modifica costituzionle e’ necessario il voto del 75% dei parlamentari.
Per le forze democratiche, le sfide del prossimo futuro comprendono la battaglia per la modifica della Costituzione del 2008, fermare le violazioni dei diritti umani nelle zone etniche, trovare un accordo con i ribelli e, ovviamente, far ripartire l’economia del paese per far uscire 60 milioni di persone dalla povertà.
Sopra, un documentario di Alessandro Ursic sui rapidissimi cambiamenti che sta vivendo questo paese, tra speranza e disillusione.
Date uno sguardo anche al bellissimo reportage fotografico di Zoe Daniel: Burma at a crossroads.