Che cosa ha in serbo il 2012 per il Regno di Thailandia? Dopo anni di divisioni sociali e politiche, con le elezioni dello scorso luglio il paese del sudest asiatico pareva essersi avviato sulla strada della riconciliazione nazionale. Al contrario, la spaccatura sociale persiste e il Regno si trova oggi obbligato a sciogliere una serie di nodi gordiani che non potranno che creare vincitori e sconfitti
UN PAESE IN APNEA – Il 2011 non è stato particolarmente fortunato per la Thailandia, con mesi di alluvioni bibliche che hanno causato 815 morti, immensi disagi e una contrazione dell’economia nell’ultimo trimestre del 10,7%. Quello passato e’ stato anche un anno di elezioni, con la larga vittoria del partito “rosso” Pheu Thai (PT, Per i Thailandesi) di Yingluck Shinawatra che ha rappresentato uno schiaffo in faccia per il vecchio establishment monarchico-militare che favoriva il Phak Prachathipat (PP, Partito Democratico). Con l’anno nuovo non c’e’ stata nessuna svolta: i vecchi problemi sono rimasti irrisolti, mentre nuove questioni si stanno profilando all’orizzonte. In sostanza, oggi la battaglia politica thailandese ruota intorno a tre nodi gordiani: la legge di per lesa maestà, conosciuta anche come Articolo 112 del codice penale; Thaksin, dipinto da alcuni come una sorta di nemesi del monarca; e la figura stessa di Re Bhumipol.
LA LESA MAESTA’ – Dal colpo di stato militare del 2006, appoggiato o comunque prontamente riconosciuto dalla Corona, un numero sempre maggiore di cittadini e’ stato accusato di aver violato la legge sulla lesa maestà. Dai meno di 20 casi nel 2005 si e’ arrivati ai quasi 500 del 2010. Tra le vittime della 112 ci sono thailandesi e stranieri, giornalisti e scrittori, professori e blogger, sindacalisti e webmaster, studenti e attivisti politici. Gli imputati non godono della presunzione d’innocenza e come risultato vengono condannati nel 94% dei casi. La pena per ogni singola mancanza di rispetto nei confronti di un membro della famiglia reale va dai 3 ai 15 anni. Teoricamente, quattro “offese” possono portare a una condanna per 60 anni.
CRITICHE, EMENDAMENTI, RESISTENZA – A livello internazionale, la 112 è stata ampiamente criticata. Washington, Bruxelles, Amnesty International, Human Rights Watch e altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani e la libertà d’espressione hanno condannato l’abuso della 112 e ne hanno chiesto la modifica. In particolare, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha dichiarato che la legge è una violazione degli obblighi internazionali presi da Bangkok e ha esortato le autorità thailandesi a modificarla. La 112 non è “né necessaria né proporzionata,” ha spiegato l’Alto Commissariato. Un gruppo di professori di diritto della prestigiosa Università Thammasat di Bangkok ha proposto degli emendamenti, ma solo per incontrare la strenua resistenza di monarchici, governo ed esercito. In prospettiva, difficilmente la controversa legislazione potrà essere modificata, e questo anche per via del secondo nodo gordiano: il possibile ritorno di Thaksin Shinawatra
THAKSIN E L’AMMART – Thaksin, un ex primo ministro controverso ma democraticamente eletto e popolarissimo, fu cacciato dal colpo di stato militare del 2006 e successivamente condannato in assenza a due anni di galera per conflitto di interessi, un’accusa che ha sempre respinto. Dietro ai golpisti c’era l’ammart, il potente blocco monarchico-militare, che accusa Thaksin, tra le altre cose, di simpatie repubblicane. Dopo l’elezione a primo ministro di sua sorella Yingluck Shinawatra nel luglio scorso il ritorno in patria dell’illustre esule e’ iniziato ad apparire inevitabile. Fonti interne hanno parlato di un accordo segreto tra la famiglia Shinawatra e l’ammart secondo il quale i primi si sono impegnati a non modificare la legge 112 e a non investigare i militari responsabili del massacro del maggio 2010. In cambio, il vecchio establishment avrebbe dato il suo assenso riguardo a un futuro ritorno di Thaksin, che dovrà pero’ essere facilitato da un’amnistia, un indulto o da una grazia concessa dal re.
GIALLI E ROSSI – Ma come risponderebbero le camicie gialle ultra-monarchiche e fieramente anti-thaksiniane al ritorno del loro arcinemico? Torneranno a rendersi protagoniste di azioni estreme come quando occuparono l’aeroporto di Bangkok nel 2008? E come risponderebbero le camicie rosse all’ipotetico ‘tradimento’ da parte del governo Yingluck, che hanno sostenuto e ancora sostengono, nel caso in cui decidesse, come pare probabile, di bloccare l’emendamento della 112 e mettere una pietra sopra ai fatti del 2010 senza individuare i colpevoli della morte di decine di cittadini inermi (tra i quali il fotoreporter italiano Fabio Polenghi)?
DINASTIA E SUCCESSIONE – ll terzo nodo gordiano riguarda il re in persona, o meglio la sua salute. Re Bhumipol e’ anziano e malato e dal settembre del 2009 vive al sedicesimo piano di un noto ospedale della capitale. Recentemente e’ apparso in televisione in due occasioni ma le sue condizioni sono parse tutt’altro che ottimali. La continua politicizzazione della sua figura e dell’istituzione monarchica, come anche la mancanza di chiarezza sul nome del successore al trono, lasciano il paese intero con un grosso punto interrogativo piantato nel cuore stesso del sistema: cosa accadrà dopo di Lui?
Per ora, nessuno può rispondere con certezza a queste domande. In un paese in cui passato e presente paiono fusi in un interminabile ciclo storico, tutto dipenderà da se e come verranno affrontate le tre questioni di cui abbiamo parlato. L’unica certezza e’ che i nodi stanno per venire al pettine. Per tutte queste ragioni per il Regno di Thailandia il 2012 sarà un anno cruciale.
[Scritto per Il Caffè Geopolitico, 1 marzo 2012]