Alessandra Colarizi, un’italiana a Pechino
Italiani in Asia – Dopo uno scambio di idee tra me e Barbara, un’altra chiacchierata tra me e Fausto e una lunga intervista con il globetrotter Marco Ferrarese, oggi vi presento Alessandra Colarizi, una giovane sinologa romana appena trasferitasi nella capitale del paese più popoloso al mondo.
Ciao Alessandra, presentati per favore.
Ciao Alessio e ciao a tutti i lettori di Asiablog.it. Mi chiamo Alessandra ho 27 anni (il 10 marzo ahimè saranno 28) e sono “romana de Roma”. Da circa un mese e mezzo mi trovo a Pechino per un tirocinio presso lo studio legale Chiomenti. In quel poco tempo libero che mi rimane, vado a zonzo scrivo per alcuni giornali on-line e curo il blog Cinasia (www.cinasia-baochai.blogspot.com).
Sono appassionata di Oriente, instancabile viaggiatrice, pratico il kung fu da 8 anni, amo la cucina asiatica, l’arte, la campagna, scrivere, la fotografia, fare shopping, jogging, leggere, spettegolare, il centro di Roma, fare l’alba d’estate, andare a ballare, la grigliata di pesce. Non mi piace: bere, stirare, fare la fila, la pallavolo, l’ipocrisia, perdere tempo, la matematica, la trippa.
Concordo: abbasso la trippa. Ma dimmi, da dove viene la tua passione per la Cina?
Bella domanda, non lo so proprio. Forse si potrebbe parlare piuttosto di amore incondizionato per l’Asia. Non c’è un come e un quando…c’è e basta. Un po’ come chi nasce con la vena artistica o con l’orecchio da musicista. Non lo decidi premeditatamente… è una dote di natura, te la ritrovi nel tuo patrimonio genetico e poi se ci sono le caratteristiche ambientali giuste, a poco a poco germoglierà… così, quasi per caso. Posso soltanto dire che fin dalla prima volta che sono stata al ristorante cinese è stata come un’attrazione chimica: avevo non più di 5 anni e ancora me lo ricordo… un ristorante che ha chiuso tantissimi anni fa… sfido chiunque della mia età ad averne memoria.
Poi una serie di letture e film hanno fatto il resto. In un primo momento sicuramente ha prevalso la curiosità per “l’esotico”… l’Estremo Oriente: cosa c’è di più diverso da noi?!!! E’ agli antipodi in tutti i sensi possibili. Una cultura misteriorsa e affascinante, forse è stata l’idea di scoprire un mondo nuovo, quella che mi piace chiamare “sindrome di India Jones”. Insomma, anche Harrison Ford deve aver fatto la sua parte tra un “Tempio Maledetto” e l’altro.
Non ci sono dubbi, poi, che l’aver intrapreso lo studio del kung fu abbia rafforzato il mio interesse per la Cina; diciamo in un certo senso che le due passioni si sono alimentate a vicenda. Il kung fu mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti della cultura cinese studiati da un’angolazione differente nelle aule universitarie. Ci sono dei principi cardine della cultura cinese che si ripropongono in differenti settori del sapere, come in alcuni aspetti della vita quotidiana; così che ti ritroverai a dissertare di filosofia assaporando una tazza di tè o davanti ad una tavola imbandita. Trovo che tutto questo sia estremamente affascinante.
E’ stata questa tua grande passione per la Cina a farti fare la scelta di abbandonare l’Italia? Con quali aspirazioni e con quali desideri sei partita? Quanti di quei desideri si sono realizzati?
Non ho abbandonato l’Italia, penso piuttosto che la mia sia una parentesi esotica, ho un’indole abbastanza irrequieta e tendo a stancarmi facilmente di un posto. La Cina mi piace, voglio imparare a conoscerla ma non penso che vivrò qui per sempre. D’altra parte avendo sudiato cinese direi che, anche se non del tutto volontariamente, una decisione l’ho già presa. La mia vita sarà in qualche modo legata a questo Paese, ma se ti dovessi dire in che modo non ne ho la più pallida idea. Non escludo di intraprendere la carriera accademica; il prossimo step potrebbe essere un Phd… magari poprio a Pechino.
Per il momento direi uno dei miei desideri si è avverato: sono riuscita a scrollarmi di dosso un futuro che sembrava irrevocabilmente segnato dall’imprinting familiare (genitori avvocati e un tentativo fallimentare di seguire le orme paterne trascorrendo un turbolento anno presso la Facoltà di Giurisprudenza) per studiare quello che volevo. Questo è già un bel successo. Quanto agli altri desideri, non ve li dirò… se no poi non si avverano.