Per il giornalista del Corsera Valentino i candidati repubblicani alla Casa Bianca sono divisi tra chi fa “gaffe” e il povero “mattacchione” Ron Paul che dice cose “surreali“
Ora, premettendo di non essere un estimatore di Ron Paul, vorrei solo precisare due cose.
In primis, una “gaffe” secondo il dizionario italiano e’ una parola detta in modo erroneo o in un contesto sbagliato. Una parola che ci scappa in modo quasi involontario, un errore di grammatica, un lapsus, una paronimia (utilizzare una parola di un significato diverso al posto di un’altra dalla pronuncia simile), una frase che denota ignoranza sull’argomento di cui si parla, e via dicendo.
Dunque, tanto per fare due esempi, un candidato alle presidenziali che difende chi ammazza degli uomini e piscia sui loro cadaveri, o chi vuole “curare gli omosessuali,” non fa una “gaffe.”
Questi sono i loro ideali e orizzonti culturali. Che ci piaccia oppure no (a me non piace), questi sono i loro programmi ufficiali o ufficiosi: stare dalla parte di chi ammazza e piscia in faccia alla gente, trattare un certo tipo di sessualità come una malattia da curare e, per estensione, trattare chi pratica quel tipo di sessualità come un appestato.
Due. Che ci piaccia o meno, non ci sono cose “surreali” nelle proposte di Paul, ma semplici idee o programmi.
Personalmente, sono contrario all’abolizione della Federal Reserve ma credo che riformare la NATO, legalizzazione la pianta della cannabis, processare le persone invece che trucidarle, o ritirare le’esercito dall’Afghanistan e dall’Iraq (e non invadere l’Iran) siano cose meno surreali e più razionali e sensate rispetto sia ai programmi degli altri candidati, sia a tante azioni dell’amministrazione Obama.
Il come Valentino descrive i programmi dei candidati statunitensi su quello che, dal 1876, e’ considerato uno dei più autorevoli quotidiani italiani, mi ha fatto riflettere ancora una volta sull’enorme potere di condizionamento mediatico al quale gli esseri umani sono sottoposti.