Con le elezioni presidenziali del 2012 alle porte, il team di Obama ha fabbricato un ennesimo eccezionale show propagandistico. Gli ingredienti, semplici ma efficaci, sono stati i seguenti: un bell’uomo, un ottimo oratore, un po’ di storia familiare per toccare gli animi più sensibili, qualche battuta simpatica, una spruzzata di ottimismo, non una parola sui diversi crimini di guerra e crimini contro l’umanità degli Stati Uniti in giro per il mondo, una ennesima e abbondante dose di American Dream, la negazione dell’esistenza di interessi diversi e divergenti all’interno della società, l’apologia del libero mercato, un impegno chiaro per un nuovo New Nationalism alla Theodore Roosevelt*, tenere il discorso su un piano il più generico possibile, e l’onnipresente Dio a benedire l’America. Mischiate bene i suddetti ingredienti ed ecco a voi un tentativo perfettamente riuscito di presentare il Presidente come un rappresentante dell’uomo della strada, un combattente per l’uguaglianza sociale e, con un po’ d’immaginazione, un critico di Wall Street.
Uno spettacolo bellissimo, quasi credibile, molto simile al Berlusconi dei tempi d’oro.
*Ovviamente, il progressismo di Roosevelt era ottimo nel 1910, ma nel 2011 credo che il suffragio universale femminile e le 8 ore lavorative siano dei diritti già ottenuti.