Monarchia in Thailandia

L’ideologia di stato in Thailandia si basa su tre pilastri: ชาติ ศาสนา พระมหากษัตริย์ (Nazione, Religione, Re). L’Australian National University (ANU) ha prodotto tre episodi in cui si analizzano ognuno dei tre pilastri: la Nazione e il Nazionalismo, la Religione e, nel video sopra, la Monarchia. In pratica, si tratta di tre religioni, tre ideologie. O meglio, le tre gambe di un unico sistema di potere.

In questo episodio si discute del Re  Phramahakasat — del ruolo della monarchia nella società thailandese e della legge sulla lesa maestà. Ospiti il Dott. Tyrell Haberkorn, Dott. Pavin Chachavalpongpun, Dott. Patrick Jory e il professor Charnvit Kasetsiri.

La Rivoluzione del 1932 abolì la Monarchia Assoluta. Seguirono due decenni in cui la Monarchia conservò solo un ruolo di secondo piano, prima con Rama VII, morto in esilio all’estero. Poi con Rama VIII, salito ufficialmente al trono giovanissimo ma rimasto all’estero per diversi anni e, una volta tornato in patria, ucciso in circostanze misteriose. E infine succeduto da suo fratello, Rama IX. In questi anni, il paese rimase in mano a leader quali il socialista Pridi Banomyong e il fascista Pibunsongkhram. Specialmente il secondo cercò di costruire un culto della personalità basato sulla sua persona, sull’esempio di Mussolini e Hitler. Fu solo con il regime dello spietato e corrotto Sarit Thanarat (1959-1963) che Bangkok iniziò la sistematica promozione dell’istituzione monarchica e della figura del re che è poi stata proseguita ininterrottamente fino ad oggi.

Salito al potere all’apice della Guerra Fredda, Sarit potè contare sull’appoggio di Washington, che considerava il suo regime autoritario e la promozione della Monarchia come degli utili strumenti contro la diffusione del Comunismo nel sudest asiatico. (All’epoca gli USA erano impegnati nel conflitto indocinese per il quale le 12 basi militari  americane in Thailandia erano ritenute di fondamentale importanza).

Nel libro “The Politics of Despotic Paternalism” (1979) Thak Chalermtiarana ha scritto che Sarit promosse la figura del Re e l’istituzione monarchica per legittimarsi sia agli occhi della popolazione siamese e delle elite capitaliste e conservatrici anti-comuniste, ma anche per ottenere l’appoggio degli Stati Uniti, in quanto altrimenti non avrebbe avuto alcuna credenziale per governare il paese. Dunque, la colossale campagna di propaganda che ha portato al progressivo aumento dell’importanza della monarchia in  Thailandia dopo che negli anni ’30 aveva rischiato di scomparire del tutto sarebbe da collegare al bisogno di avere un’ideologia da contrapporre a quella Comunista (che all’epoca appariva in inarrestabile ascesa, soprattutto nel Sudest Asiatico) per proteggere lo status quo e continuare a sviluppare il capitalismo thailandese.

Le classi dominanti – capitalisti, esercito, aristocratici – avevano bisogno di un simbolo e di una ideologia che apparissero non stranieri, non americani. La monarchia venne scelta per assumere questo ruolo. Dunque, non è necessariamente il Palazzo a dirigere queste forze elitarie come un burattinaio che muove i fili nell’ombra. Al contrario, sono probabilmente i ricchi, gli armati e i privilegiati che utilizzano l’istituzione monarchica per proteggere i loro interessi e perseverare il loro comando sulle classi subalterne, impedendo lo sviluppo di un vero regime democratico. Ad ogni modo, come spiega il Dott. Pavin, si tratta di una relazione di interdipendenza, dove il Palazzo e il complesso militare e capitalista si sostengono a vicenda.

 

Alessio Fratticcioli

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Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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