Con l’ingresso dell’uomo più’ ricco della Cina nel Comitato Centrale del PCC, il partito che fu di Mao ha completato la Rivoluzione capitalista iniziata da Deng Xiaoping.
La notizia e’ riportata dal quotidiano Global Times, che sottolinea come il multimiliardario Liang Wengen sia il primo capitalista titolare di un grande gruppo privato ad essere ammesso nell’organismo dirigente del partito unico cinese.
Altri boss industriali miliardari, come l’amministratore delegato della Haier Zhang Ruimin e il presidente della Sinopec Li Yi, gia’ erano stati ammessi nel comitato centrale anni or sono, ma le loro imprese sono di proprietà statale. Liang invece sarebbe il primo capitalista ‘puro’ a entrare nel CC e, in prospettiva, potrebbe essere il primo nel politburo di Pechino.
Pu Xingzu, un professore della Scuola di Affari Internazionali e Relazioni Pubbliche della Fudan University, ha dichiarato al Time Weekly di essere d’accordo con l’ammissione del Paperone cinese nel Comitato Centrale perché per troppo tempo gli imprenditori privati cinesi sono stati visti in modo negativo dallo stato:
“Nonostante il ruolo importante del settore privato nello sviluppo del paese, individui come Liang non hanno raggiunto lo status sociale che meritano. Entrare nella leadership politica nazionale gli permetterà di rappresentare i suoi interessi e aiutare lo sviluppo delle aziende private.”
C’e’ invece chi ha espresso delle riserve. Fan Jinggang, fondatore del gruppo Utopia, di visioni progressiste, ha dichiarato che ammettere Liang nel Comitato Centrale del PCC equivale a far “penetrare il capitalismo alla base del potere della Cina socialista”. In pratica, un autogol.
Che sia giusto oppure meno che una persona che detiene un immenso potere economico debba accentrare nelle sue mani anche il potere politico, sembra oramai chiaro che il PCC, cosi come il PCV in Vietnam, si e’ oramai trasformato in nient’altro che un “comitato per gestire gli affari della borghesia”.