Il sistema industriale capitalistico commercializza oggetti appositamente progettati affinché abbiano vita breve. Si chiama obsolescenza programmata. Il sistema viene ulteriormente oliato dalla propaganda pubblicitaria, che somma all’obsolescenza programmata tecnicamente un’altra forma obsolescenza, l’obsolescenza percepita. Per quest’ultima si intende la convinzione dell’uomo-consumatore che il suo oggetto, pur ancora funzionante, è in realtà già obsoleto o non più di moda, e dunque da buttare e sostituire con uno nuovo, che viene acquistato con il denaro proveniente dal lavoro dell’uomo-consumatore.
Sono espedienti che trasformano il mercato nel centro delle nostre esistenze, obbligando gli uomini a lavorare tanto per guadagnare tanto e comprare tanto. In un circolo praticamente infinito.
Obsolescenza programmata e obsolescenza percepita si sommano nel far sì che gli oggetti abbiano vita breve, brevissima, sempre più breve. Vita breve significa che l’oggetto comprato verrà gettato nel cestino al più presto possibile: finirà in una discarica, dove verrà seppellito o bruciato, liberando nell’ambiente sostanze nocive, che danneggiano piante, animali e esseri umani.
Per milioni di anni la Natura non ha prodotto rifiuti, ma solo nutrienti. Negli ultimi duecento anni, l’essere umano ha trasformato questo meccanismo naturale senza capirne le conseguenze. Ma in un mondo in cui le risorse NON sono infinite è possibile avere un’economia mondiale basata sull’obsolescenza programmata e percepita, sul consuma-e-getta, su continua estrazione, utilizzo e distruzione delle risorse naturali? Fino a quando sarà possibile un’economia mondiale basata sul consumismo?
Io non lo so. E temo non lo sappiano nemmeno loro.