Queste non sono rivolte della fame o per il pane. Queste sono rivolte di consumatori imperfetti, consumatori di serie B.
Le disuguaglianze sociali sono campi minati pronti ad esplodere in ogni momento. Ogni tipo di disuguaglianza sociale deriva dalla divisione tra gli abbienti e i non abbienti, tra chi ha e chi non ha.
Gli oggetti del desiderio, la cui assenza è oggi risentita in modo più violento, sono al giorno d’oggi molti e vari – e il loro numero, così come la tentazione di possederli, crescono di giorno in giorno. E con essi cresce la collera, l’umiliazione, il rancore suscitato dal non avere – come cresce la voglia di distruggere ciò che non si può avere. Saccheggiare i negozi e darli alle fiamme deriva dallo stesso impulso (al consumo) e gratifica lo stesso desiderio (di avere).
Oggi siamo tutti consumatori, siamo consumatori prima di ogni altra cosa, siamo consumatori per diritto e per dovere.
Oggi la misura principale della nostra posizione sociale viene dato dal livello della nostra attività consumistica (il comprare) e dalla facilità con cui buttiamo un oggetto al fine di sostituirlo con una versione “nuova e migliorata”. Questa attività consumistica fa come da punteggio nella competizione infinita per avere successo nella vita.
Per tutti i problemi che incontriamo nella vita, cerchiamo soluzioni nei negozi. Dunque il comprare acquisisce una dimensione pienamente e veramente escatologica. La pienezza della soddisfazione del consumatore significa pienezza di vita. Compro, dunque sono. Fare acquisti o non fare acquisti, questo è il problema.
Per i consumatori imperfetti, cioè per i meno abbienti, non poter comprare diventa uno stigma stridente e doloroso in una vita che manca di pienezza e di felicita’ – un simbolo della propria nullità, una dimostrazione di essere solo dei buoni a nulla.
Non poter comprare non e’ dunque meramente mancanza di piacere, ma vera e propria assenza di dignità umana. Assenza di un significato della vita. In ultima analisi, assenza di umanità e di ogni altro motivo di rispetto di sé stessi e di rispetto degli altri.
I supermercati sono templi di culto per membri di una congregazione. Gli scomunicati, i meno abbienti, banditi dalla Chiesa dei Consumatori, sono gli avamposti del nemico eretto sulla terra del loro esilio.
[ Tradotto liberamente da un articolo di Zygmunt Bauman, il più stimato sociologo vivente, apparso su Social Europe Journal il 9 agosto 2011: The London riots: on consumerism coming home to roost ]