La Strage di Piazzale Loreto avviene il 10 agosto 1944 a Milano. Quindici partigiani e antifascisti vengono fucilati dopo essere stati prelevati dal carcere di San Vittore. Gli assassini sono i militi della Legione Ettore Muti della RSI. Agirono agli ordini dei tedeschi, in particolare del capitano delle SS Theodor Saevecke, noto come il boia di Piazzale Loreto.
I cadaveri vennero esposti al pubblico per tutta la torrida giornata agostana, dalle 6 di mattina fino a sera, ricoperti di mosche, allo scopo di scoraggiare tutti gli altri dissidenti, patrioti, partigiani e combattenti per la Libertà dell’Italia contro l’occupazione tedesca e la dittatura nazi-fascista.
Un cartello li qualificava come “assassini”, un’accusa falsa, mentre i loro cadaveri rimasero tragicamente circondati dagli assassini fascisti che impedirono persino ai parenti di rendere omaggio ai propri defunti. Secondo numerose testimonianze, gli assassini repubblichini insultarono e vilipesero ripetutamente i martiri (definendoli, tra l’altro, un “mucchio d’immondizia”) nonché i loro congiunti accorsi sul luogo.
Il Boia di Piazzale Loreto compilò personalmente la lista degli uomini da prelevare e uccidere. Come altri criminali nazisti, nel dopoguerra venne arruolato dalla CIA. Più tardi ricoprì importanti incarichi nella polizia della Germania Occidentale. Negli Anni Novanta venne finalmente processato, in contumacia, dal Tribunale militare di Torino, che lo riconobbe colpevole di “violenza con omicidio in danno di cittadini italiani”, emettendo nei suoi confronti la condanna all’ergastolo il 9 giugno 1999. Il governo tedesco respinse la richiesta di estradizione e Saevecke non scontò nemmeno un giorno di galera. Morì in un giorno di dicembre del 2000, a 89 anni, nella sua casa di Amburgo.
Le ultime parole di alcune delle vittime:
«Il mio ultimo pensiero è per voi, W Italia» — Umberto Fogagnolo
«Pochi istanti prima di morire a voi tutti gli ultimi palpiti del mio cuore. W l’Italia» — Domenico Fiorani
«Il mio pensiero alla mia cara moglie e ai miei cari figli, il mio corpo alla mia fede» —Giulio Casiraghi
«Siamo a San Vittore ci mandano in Germania forse per me è finita, ma voi dovete continuare la lotta anche per il vostro paparino che vi bacia bacia bacia sempre tanto» — Eraldo Soncini
«TEMOLO LIBERO coraggio e fede sempre fede ai miei adorati sposa e figlio e fratelli, coraggio coraggio ricordatevi che io vi ho sempre amato abbracci vostro Libero» —Libero Temolo
Ai quindici di Piazzale Loreto, di Salvatore Quasimodo
Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
Soncini, Principato, spente epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
Gasparini? Foglie d’un albero
di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
O caro sangue nostro che non sporca
la terra, sangue che inizia la terra
nell’ora dei moschetti. Sulle spalle
le vostre piaghe di piombo ci umiliano :
troppo tempo passò. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono morte
le bandiere straniere sulle porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi vivi.
La nostra non è guardia di tristezza,
non è veglia di lacrime alle tombe:
la morte non dà ombra quando è vita.