Il legale di Breivik sostiene che il suo assistito sia pazzo. Molti commentatori e molti italiani, scioccati dalla strage norvegese, hanno immediatamente accettato la versione della pazzia. Nelle seguenti righe argomento come, aspettando la perizia psichiatrica, a mio avviso in questo momento faremmo meglio a non perdere tempo a discutere della teoria della pazzia.
Primo sostenitore della pazzia di Breivik:
<<Chi ammazza 100 persone … difficilmente lo fa in nome di un’idea, ma piuttosto in nome di una patologia mentale.>>
Prima risposta: Non conosciamo lo stato di salute mentale di Breivik, ma il suo gesto non porta a qualificarlo immediatamente come un pazzo. Al contrario, da quando il mondo e’ mondo guerre e stragi si sono fatte in nome delle idee, giuste o sbagliate che siano. La violenza e’ uno strumento della lotta politica. La violenza e’ uno strumento che io personalmente rifiuto, ma che la maggioranza delle persone e degli stati al mondo non rifiuta. Ad esempio, l’Italia non rifiuta la violenza, non e’ un paese perpetuamente neutrale come la Svizzera, ma partecipa ad un’alleanza militare e partecipa, pur se solo in certi casi, alle guerre. Dunque utilizzare degli strumenti violenti non significa automaticamente essere dei malati mentali.
Secondo sostenitore della pazzia di Breivik:
<<La presunta motivazione non combacia con il gesto ed il bersaglio individuati. Come dire mi sta sulle scatole l’Inter allora ammazzo i giocatori della Juve.>>
Secondo risposta: Breivik, come molti teorici del ‘Potere Bianco’ e altri attivisti neofascisti e neonazisti in Italia e nel mondo, ritiene il multiculturalismo un cavallo di Troia che permette al nemico giurato (l’Islam) di entrar nella nostra cittadella assediata, l”Europa. Il partito che da decenni sostiene il multiculturalismo in Norvegia e’ il Partito del Lavoro (il maggior partito socialdemocratico del paese). Dunque per Breivik quel partito e’ il principale nemico interno. Breivik ha trucidato una settantina di giovanissimi membri di quel partito: ha fatto praticamente fuori la prossima generazione di leader laburisti norvegesi. Dunque il bersaglio combacia perfettamente con gli obiettivi. Il sorriso di Breivik dopo l’arresto, interpretato dai più come “segno di pazzia”, potrebbe anche essere letto come il sorriso di chi e’ compiaciuto con se stesso dopo aver portato a termine un’azione straordinariamente efficace rispetto ai suoi obiettivi. Che ci piaccia oppure no – a me sicuramente non piace – Breivik non ha agito come il pazzo che esce di casa e spara al primo che passa. Al contrario, Breivik ha centrato in pieno il suo obiettivo.
Dunque, a chi fa comodo la pazzia di Breivik?