Bangkok – 47 milioni di cittadini thailandesi si stanno recando alle urne per per il rinnovo di tutti i 500 seggi della Camera dei rappresentati, l’organo legislativo del paese. I seggi rimarranno aperte dalle ore 8 alle ore 16 della giornata di oggi, domenica 3 luglio 2011.
RESA DEI CONTI – Dopo la strage dello scorso anno, ad andare al voto e’ un paese profondamente diviso. Si e’ scritto che queste elezioni rappresentano un referendum sull’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, ma sarebbe piu corretto dire che questo voto e’ un referendum su quanto accaduto dal golpe militare del 2006 a oggi.
COLONNELLI PERMETTENDO – Oggi il paese intero trattiene il fiato. Le operazioni di voto si svolgono in mezzo a un grande spiegamento di forze di sicurezza. Il clima e’ di forte instabilità per via dei timori di violenze o di un ennesimo colpo di stato militare. Sarebbe il ventesimo golpe negli ultimi ottant’anni di storia thailandese.
ROSSI ALLA RISCOSSA – Lo scontro elettorale sarà combattuto principalmente da due gruppi contrapposti. Il primo, Avanti nei sondaggi, è l’opposizione rossa del Pheu Thai (Per i Thailandesi, PT), guidato dalla giovane Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, il primo ministro rovesciato dal colpo di stato del 2006. Il partito rosso ha vinto tutte le elezioni tenutesi negli ultimo dieci anni con percentuali comprese tra il 37 e il 60 per cento dei voti. La penultima vittoria elettorale fu inficiata da un colpo di stato militare, mentre l’ultima fu rovesciata da un ribaltone dietro al quale sembra ci siano stati i soliti generali. Il PT, l’avatar delle camicie rosse, gode del favore delle classe rurale del popoloso nord-est, dei ceti meno abbienti delle periferie e dei piccoli imprenditori in quanto basa la sua politica economica su una forte ridistribuzione della ricchezza nazionale, che in uno dei paese più diseguali al mondo equivale a una politica rivoluzionaria. Nonostante le tante politiche redistributive lanciate nei cinque anni di governo Thaksin (2001-2006), il PT e’ anche un partito a favore del libero mercato e del sistema del capitalismo globale.
SANGUE BLU – Il secondo blocco è il monarchico e conservatore Phak Prachathipat (Partito Democratico, PP), guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva. Nonostante il PP goda del favore della potentissima famiglia reale, delle altrettanto potentissime gerarchie militari, dell’aristocrazia conservatrice, dell’alta borghesia della capitale e delle ricche regioni meridionali – e nonostante le sue politiche populiste – secondo i sondaggi, il PP dovrebbe fermarsi al secondo posto.
TERZI INCOMODI – Ma nonostante queste elezioni si preannuncino come uno scontro tra i due partiti principali, il ruolo dei piccoli partiti potrebbe essere comunque decisivo per la formazione del nuovo governo, come spesso è accaduto in passato nella politica thailandese. Tra i piu piccoli, il partito che dovrebbe fare meglio e’ il Bhumjaithai (Orgoglio Thailandese), guidato dal controverso Newin Chedchob. Il loquace ex super-magnaccia Chuwit non dovrebbe avere difficolta ad entrare in parlamento, mentre le camicie gialle chiedono ai loro simpatizzanti di boicottare le elezioni.