Mi vergogno di dover ammettere che nella decennale farsa afghana la pochezza dei commenti dei nostri rappresentanti inizia a disturbarmi quasi quanto l’infinita lista di morti ammazzati.
E’ stato ucciso il trentanovesimo militare italiano e le gerarchie politico-istituzionali nostrane si limitano aripetere le stesse banalità che ripetono di ogni volta: il “sono profondamente commosso” di Napolitano, il “cordoglio alla famiglia” di La Russa e la “gratitudine ai militari per il loro impegno in una missione per la libertà” di Berlusconi.
Continuano ad ingannare i cittadini italiani, non permettendogli di capire che in quella missione c’e’ poco di nobile, come in ogni guerra.
Non spiegano cosa c’entriamo con la guerra americana in Afghanistan, perché la risposta sarebbe che on c’entriamo poco o nulla.
Non ammettono che in quel conflitto il terrorismo c’entra poco, mentre gli interessi economici e geopolitici c’entrano moltissimo.
Non rivelano che questa guerra sporca e’ fatta di una serie infinita di stragi, dove a morire sono soprattutto bambini e civili in genere.
Non ce le vogliono dire queste cose. Non possono dircele. Preferiscono imbonire la gente dando grande risalto ai commenti dei poveri familiari delle vittime (ovviamente straziati dal dolore), a preti, vescovi, politici (colpevoli di essere entrati in guerra al fianco di Bush) che maledicono i “subdoli attentatori”.
E poi si parla di “eroi”, “martiri”, “grandi italiani”, utilizzando la parola pace invece della parola guerra, ragazzi invece che soldati, terroristi invece che guerriglieri, insorti o partigiani; e così via.
E’ una grande commedia napoletana in cui il popolino non deve capire un cazzo. Deve solo commuoversi, strapparsi le vesti, confortarsi nella religione cattolica e stringersi intorno all’esercito, al governo e al capo carismatico. Amen.