Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per cosí dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. (Karl Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, incipit; 2001, p. 45)
Bangkok – In Thailandia le cose all’apparenza strane sono molte. Secondo alcuni osservatori, il fatto che il paese sia governato da un partito che non vince le elezioni da quindici o vent’anni e’ una cosa decisamente strana. In realtà invece, se si supera la cortina di fumo lanciata sulla questione da chi detiene il Potere e dai suoi vassalli, ci si accorge che c’e’ poco di strano. C’e’ poco di strano che un partito sostenuto dalla monarchia, dall’esercito e dalla potente borghesia della capitale governi questo paese del sud-est asiatico, che nella storia non non ha visto altro che monarchie assolute, dittature fascistoidi e timidissimi tentativi di democratizzazione.
La cosa veramente degna di nota, al contrario, e’ che nonostante i colpi di stato, le fucilate, il pugno duro della polizia, la censura, l’imprigionamento e le squalifiche di centinaia di deputati e leader politici rossi, le intimidazioni ai semplici simpatizzanti, gli ammonimenti dei generali e via dicendo… il partito di opposizione secondo tutti i sondaggi si sta avviando verso un’ennesima vittoria. Che sarebbe la quinta di fila dei rossi negli ultimi dieci anni. (La penultima fu inficiata da un colpo di stato; l’ultima da un ribaltone.)
Dopo la tragedia – o meglio, le tragedie – degli ultimi anni, l’ennesima vittoria dei Rossi avrebbe per i potenti non solo il sapore aspro della sconfitta totale, ma anche quello dolciastro della farsa, del ridicolo. E coprirsi di ridicolo, per i settori della società thailandese che da anni cercano in tutti i modi di impedire questa naturalissima vittoria – naturalissima perché i potenti sono la minoranza e i morti di fame sono la maggioranza – equivarrebbe a perdere la faccia, un concetto talmente forte in Oriente da essere difficilmente comprensibile per un occidentale.
Anni di demonizzazione assoluta del controverso (e senza dubbio corrotto) ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra non sono riusciti a intaccare la fiducia popolare nei suoi confronti, tanto che a vincere le elezioni potrebbe essere proprio sua sorella Yingluck. La manager 43enne e’ al centro della politica thailandese da maggio, cioè da quando è stata ufficialmente nominata candidata alla poltrona di primo ministro dall’ultima reincarnazione del partito fondato da Thaksin che, dopo essere stato sciolto dalle autorità varie volte, e’ rinato col nome di Pheu Thai (Per i thailandesi). Senza alcuna esperienza politica precedente (addirittura molti all’interno Pheu Thai hanno messo in discussione la logica della sua candidatura), Yingluck ha invece saputo impostare una campagna elettorale senza precedenti.
Chi credeva che questa donna sarebbe stata solo un pallido surrogato di Thaksin sbagliava di grosso. Il suo cognome, la sua giovinezza, la sua bellezza e i suoi modi caldi e cortesi l’hanno rapidamente trasformata in una celebrità – in una eroina del popolo. Queste sue qualità, insieme alla decisione di avvalersi degli astuti esperti di marketing elettorale che lavorarono con suo fratello, hanno aperto a Yingluck la reale possibilità di conquistare i cuori dei thailandesi, vincere le elezioni generali e restituire le redini del governo alla famiglia Shinawatra.
Per la politica thailandese la vittoria di Yingluck equivarrebbe alla chiusura di un cerchio. Il colpo di stato del 2006, la giunta militare del 2007, la distruzione della Costituzione democratica del 1997 da parte della giunta stessa e tutti i tentativi di distruggere l’eredita’ politica di Thaksin nel campo delle tante politiche sociali da lui varate saranno ridotti a mera farsa. Si tornerà al punto di partenza, al 2001, quando Thaksin vinse per la prima volta e nel giro di poche settimane varo’ una serie di politiche a favore delle classi più disagiate che non hanno precedenti nella storia del paese.
Tutto questo in teoria, comunque. Perché già sono partiti i tentativi di azzoppare una eventuale vittoria di Yingluck. Il 21 giugno al Dipartimento di Investigazione Speciale è stata presentata una petizione che accusa Yingluck di falsa testimonianza nei processi contro il fratello dell’anno scorso. Senza dimenticare la cosiddetta “mano invisibile”, quella forze innominabile (pena la galera) che potrebbe “consigliare” a tutte le forze politiche di allearsi per formare un governo contro il Pheu Thai, lasciando il partito più grande all’opposizione.
Dunque, no, forse sbagliavo, la farsa potrebbe essere solo all’inizio.