Domenica un tribunale del Bahrain, uno staterello arabo del Golfo Persico, ha condannato Ayat Al Qurmazi a un anno di galera senza che fosse consentito al suo avvocato di pronunciarsi in sua difesa. Al Qurmazi, una studentessa di 20 anni, era diventata famosa nel suo paese e nel mondo arabo per aver recitato una poesia durante le proteste di piazza di marzo. La poesia include le seguenti frasi:
Siamo il popolo che ucciderà l’umiliazione e assassinerà la miseria,
Siamo il popolo che distruggerà le radici dell’ingiustizia,
Non senti le grida, non senti le urla?
Una volta recitata la poesia, la poetessa era divenuta un simbolo della rivoluzione contro la dinastia sunnita che governa il Bahrain. C’e’ un video su Youtube dove si puo ascoltare la ragazza mentre recita la poesia. Quel giorno Al Qurmazi era stata arrestata dalla polizia per aver “insultato il re e incitato all’odio”.
Secondo l’agenzia Associated Press e il quotidiano The Independent, in prigione la giovane e’ stata torturata con fili elettrici applicati sul viso, e’ stata tenuta per nove giorni in una cella minuscola con temperature vicine al congelamento ed e’ stata poi obbligata a pulire le latrine del carcere a mani nude. Su Facebook c’e’ una pagina dedicata a lei.
Il Bahrain e’ una monarchia assoluta, una delle poche ancora esistenti al mondo. E’ uno stato fortemente autoritario che si attesta al 122esimo posto al mondo (su 167) nel Democracy Index 2010 calcolato dall’Economist. Dal 13 marzo l’Arabia Saudita ha inviato i suoi militari in aiuto al regime per sopprimere la rivolta popolare.