A voler riassumere, i cittadini hanno vinto per due motivi.
Primo punto: la gente ha capito che ha tutto il diritto di pretendere energie pulite e infinite, ha tutto il diritto di pretendere che l’acqua rimanga pubblica e dunque che i servizi pubblici essenziali non siano affidati a imprese private e posti sotto la spade di Damocle del dio profitto e, infine, ha tutto il diritto di pretendere una Giustizia uguale per tutti. Affermando questi suoi diritti a stragrande maggioranza, la gente ha dimostrato di essere ben più ‘radicale’ dei partiti che vorrebbero rappresentarla. In definitiva: sembra che il paese si stia democratizzando.
Secondo punto. Sempre meno gente crede alle televisioni – che in pratica hanno quasi boicottato il referendum – e a Berlusconi. La Rete ha portato una ventata di informazione e ha risvegliato il civismo di tanti, e questo ha corrisposto con quello che sembra il declino del potere di manipolazione delle masse di Berlusconi e del suo esercito di avvocati, parlamentari e giornalisti.
L’imprenditore milanese è un bravissimo venditore ma un pessimo primo ministro. Si presenta come un “uomo del fare” ma poi non fa nulla, fa poco o fa male. Ragion per cui, da 17 anni, egli prima riesce a convincere la maggioranza relativa degli elettori, che finiscono col votarlo, ma poi, una volta diventato primo ministro, egli non riesce a mantenere praticamente nessuna delle promesse elettorali. E’ cosi che ad ogni sua vittoria segue un crollo di fiducia e di popolarita e quindi una sconfitta (vittoria nel 1994, sconfitta nel 1996, vittoria nel 2001, sconfitta nel 2006, vittoria nel 2008, probabile sconfitta alle prossime elezioni previste per il 2013). Ed ecco perché, ieri e oggi, la maggioranza degli italiani è andata alle urne disubbidendo a Berlusconi (e Bossi) che suggeriva(no) l’astensione.
Così, mentre l’anziano Paperone di Arcore se la spassava in una delle sue ville sarde, decine di milioni di telespettatori si sono trasformati in cittadini. E hanno vinto il loro futuro.