Il 3 aprile scorso le autorità della repubblica popolare hanno privato delle libertà Ai Weiwei, artista cinese di fama mondiale e noto dissidente. Per giorni la sua famiglia e il mondo intero sono stati tenuti all’oscuro sulle sorti di Ai: nessuno sapeva cosa gli fosse successo e dove si trovasse. Infine l’agenzia di notizie governativa Xinhua ha fatto sapere che Ai e’ detenuto per “crimini economici”. Ovviamente, la sua famiglia e la comunità mondiale sono convinti che le autorità lo abbiano arrestato a causa del suo attivismo politico.
La vicenda di Ai Weiwei non puo non far tornare in mente i tempi bui della Rivoluzione Culturale, quando gli scagnozzi di Mao passavano il tempo a tappare le bocche di quegli artisti, scrittori e intellettuali che non rientravano nell’ortodossia di stato. Quei tempi sembravano passati, ma ora la vicenda di Ai Weiwei sembra dimostrare il contrario. Di certo, chi pensava che lo sviluppo economico della Cina avrebbe portato a un miglioramente dei diritti umani si sbagliava di grosso.
Con questo sequestro di stato, il messaggio che le autorità della repubblica popolare vogliono lanciare al miliardo e passa di cittadini cinesi e’ forte e chiaro: se persino una figura della statura e dell’autorita di Ai Weiwei può essere detenuta in modo arbitrario e lasciata marcire in galera senza la possibilita di vedere uno straccio di avvocato e di fare una chiamata alla famiglia, immaginatevi cosa puo succedere a un contadino del Xinjiang o a un impiegatuccio statale della Manciuria.
Cosa si puo fare per Ai e per i cittadini cinesi? Per ora possiamo firmare questa petizione, in attesa che il profumo di gelsomino arrivi dalle parti di Pechino.