“I fuochi delle puttane continuavano a splendere malinconici e vivi: tanto più che la luce della luna si era di nuovo offuscata, e il vapore nero sulla terra si era riaddensato. Sparivano, quei fuochi, uno dietro l’altro, lungo la curva della strada, verso il quartiere che giganteggiava lontano con la sua cupola che pareva di metallo. Parevano fuochi accesi da sentinelle, quieti e antichi segnali che annunciavano i fatti quotidiani e normali della sera inoltrata, inconsapevoli della loro tragicità (…) Su una gobba del Celio, brilla un fuocherello, acceso da una puttana, che se ne sta immobile accanto, pensando a chissà cosa, e non guarda neanche due clienti, forse due soldati, che del resto proseguono la loro strada e spariscono per un piccolo viale di Caracalla…”
Pier Paolo Pasolini
Giuliano Ferrara ha torto: non esiste nessuna crociata neo-puritana.
Sia chiaro, noi non siamo contro le puttane. Noi siamo dalla parte delle puttane.
Le puttane sono nostre sorelle. Le puttane sono nostre figlie. Le puttane appartengono alla nostra stessa classe sociale.
Chi crede che la prostituta “vende il suo corpo”, ma il tassista, il minatore o il centralinista no, ha una visione del Lavoro offuscata da una concezione moralistica della sessualità. Una volta tolto il velo del moralismo bigotto dalle relazioni interpersonali e dai rapporti sociali, ci accorgiamo che le cause delle prostituzione nascono dagli stessi problemi socio-economici che generano povertà, disoccupazione, sfruttamento, disagio, abbandono. Ecco quant’è fuorviante guardare al fenomeno della prostituzione con l’idea di peccato proposta dalle religioni e interiorizzata, spesso, financo da chi si professa agnostico. Il moralismo ci distoglie dal capire che il problema non è la prostituzione e tantomeno il sesso, ma la disuguaglianze sociali e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che caratterizzano la nostra società.
Le escort, o puttane d’alto bordo, sono un caso solo parzialmente diverso. E’ vero che molte di loro non si prostituisco per bisogno: mangierebbero e sopravviverebbero comunque facendo le cameriere, le badanti o lavorando in un call center. (A patto di trovarlo, un lavoro). Ma generalizzando, possiamo anche arrivare a dire che esse si prostituisco per mera avidità di denaro o perché ritengono che mercificare il loro corpo sia il più semplice o accessibile ascensore sociale. O forse sono semplicemente vittime della cultura consumista imperante.
Detto questo, è legittimo ritenere questa scelta sbagliata e volgare, ma è sbagliato negare alle persone il diritto di fare con il proprio corpo quello che preferiscono. D’altronde chiudere i bordelli risolse poco o nulla. Le donnine vennero spostate dalle case chiuse alle strade, ma il fenomeno della prostituzione continua ad esistere. I bordelli dovrebbero essere riaperti e la prostituzione completamente legalizzata e tassata come accade in molti paesi al mondo.
Il punto è che le prostitute, pur non essendo personaggi positivi, rappresentano spesso le peggiori vittime dell’umiliazione e dello sfruttamento.
Pier Paolo Pasolini, tra i più grandi intellettuali italiani del secolo scorso, ebbe il coraggio di trattare questi temi in un’epoca buia di imperante e insopportabile moralismo bigotto. Egli ci mostrava con realismo lirico e disperato la prostituta, il ragazzo di strada, l’omosessuale, la ragazza-madre… soggetti che costituivano un vero e proprio scandalo nell’Italietta ignorante e bigottamente cattolica di allora. In opere letterarie e cinematografiche come Ragazzi di Vita, Accattone e Mamma Roma, Pasolini trova in prostitute, papponi e ladri i punti di riferimento per esprimere una poetica dell’abbandono e della povertà: dà loro vera consistenza umana in un mondo che li voleva invisibili. Qualcosa di rivoluzionario.
Di fronte a questa nostra impostazione umana e culturale, le pagliacciate in mutande di Ferrara o di altri personaggi stipendiati da Berlusconi lasciano il tempo che trovano. Questi giornalisti fingono di non capire che il fatto che Berlusconi abbia una, dieci o centomila donne non cambia di una virgola il vero problema.
Le donne che passano le serate nelle dimore dell’uomo più potente d’Italia, se maggiorenni, hanno tutto il diritto di fare quel che meglio credono.
Il vero problema delle relazioni tra Berlusconi e le puttane è, se c’è, di natura prettamente legale. Saranno i tribunali, non io e nemmeno Ferrara, ad appurare se l’ex piduista milanese ha violato la legge, intesa come codice penale (induzione alla prostituzione minorile, art. articolo 600 bis comma 2). Questo è il solo problema. Per il resto, non esiste alcuna crociata neo-puritana, se non nel mondo immaginario dipinto dai giornalisti stipendiati da Berlusconi.
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