Lee Myung-bak e Kim Jong-il, i due leader delle sorelle nemiche non promettono nulla di buono. E una vera pace non c’è mai stata dalla fine della seconda guerra mondiale (scritto per Giornalettismo)
Le due Coree hanno fatto a gara di dichiarazioni di fuoco da quando il mese scorso la Corea del Nord ha lanciato dei razzi verso l’isola di Yeonpyeong, vicino al conteso confine sul mare occidentale, uccidendo quattro sudcoreani. Entrambe le parti accusano l’avversario di aver provocato per primo.
COME SI TROVA LA PACE… – Il Presidente della Corea del Sud Lee Myung-bak, nella foto sopra mentre visita le truppe a ridosso della zona demilitarizzata, ha giurato una rappresaglia implacabile nel caso in cui il suo paese dovesse subire una nuova “provocazione”. “Non ho paura di una guerra con il Nord”, ha detto con tono da cowboy texano davanti alle telecamere. “Finalmente abbiamo realizzato che la guerra può essere evitata e la pace garantita solo quando tali provocazioni sono affrontate con una risposta forte”, ha detto Lee. “La paura della guerra non è mai utile per prevenire la guerra. Il nostro esercito, se provocato, deve rispondere senza paura”. Da parte loro, i nordcoreani hanno risposto per bocca del “caro leader” Kim Jong-il, che si e’ detto pronto a far combattere al suo paese una “guerra santa”.
…CHE NON C’E’ MAI STATA – Negli ultimi anni si sono verificati diversi sanguinosi scontri navali nei pressi del conteso confine sul mare occidentale – delineato dalle Nazioni Unite alla fine della guerra di Corea (1950-1953). Le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra perché il loro conflitto, che minaccio’ lo scoppio della Terza Guerra Mondiale immediatamente dopo la fine della Seconda, si concluse solamente con un armistizio, ma non venne mai firmato un trattato di pace. La Corea del Nord ha dichiarato di possedere degli ordigni nucleari e gli osservatori internazionali sono concordi nel ritenere che Pyongyang potrebbe effettivamente possedere 6 o 8 bombe. Un eventuale conflitto armato tra le due Coree sarebbe in grado di innescare una destabilizzazione della regione dalle conseguenze difficilmente immaginabili.