Un’analisi della nuova strategia decisa dal generale Stanley McChrystal, comandante delle forze Isaf in Afghanistan.
Di Alessio Fratticcioli * (scritto per Orizzonti Nuovi, giugno 2010, pag. 16 )
Colli brulli, montagne spoglie, valli scoscese, fiumi rapidi, passi impervi, pochi boschi, qualche pecora e trafficanti di ogni genere. E’ il confine afgano-pakistano, o linea Durand, tracciata sulle mappe dagli inglesi nel 1893 e oggi vero e proprio anacronismo storico. Questo confine mai riconosciuto dall’Afghanistan, che la gente del luogo attraversa come meglio crede, divide arbitrariamente 40 milioni di pashtun, il piu’ grande gruppo etnico al mondo senza uno stato. La stragrande maggioranza dei talebani appartiene a questa etnia, ed e’ per questo che la guerra che a noi e’ stata spacciata come una missione di pace è considerata da molti afgani come un semplice conflitto tribale.
PASHTUNISTAN – Il ‘Pashtunistan’ e’ dunque al centro di questo conflitto, con i talebani (e forse anche Bin Laden) che si nascondono nelle regioni pashtun pakistane, per poi periodicamente riemergere dal confine e attaccare le truppe di occupazione. Per risolvere questo nodo nel 2005 le truppe statunitensi si incunearono nel cuore dello stato pashtun, penetrando nel profondo nordest del paese fino alla Valle di Korengal e costruendovi una base permanente e dozzine di avamposti. Abitata da circa 4.500 persone, per lo più boscaioli e contrabbandieri, essa venne presto ribattezzata “valle della morte” per via delle dozzine di militari statunitensi che ci persero la vita. Korengal divenne il simbolo della Guerra e quei soldati, costantemente esposti al fuoco di un nemico invisibile e sfuggente, vennero definiti “eroi”. Era li, ci è stato ripetuto fino allo sfinimento, che si giocavano i destini della Guerra anglo-americana contro il terzo paese piu’ povero del mondo, o meglio i destini stessi dell’Occidente minacciato da pazzi barbari barbuti.
U-TURN – Nel giugno del 2009 la scacchiera afgana ha visto pero’ l’ingresso di un nuovo protagonista, il generale Stanley McChrystal, 8 fan su Facebook e 34 anni di carriera nell’esercito degli Stati Uniti d’America. Ottenuto il comando delle forze alleate, McChrystal ha optato subito per un’inversione di rotta totale rispetto alla strategia precedente, preferendo ritirare le truppe dalle zone piu’ remote ed esposte per concentrarle nelle aree a maggiore densità di popolazione. I 42 soldati statunitensi uccisi nella “valle della Morte” sono dunque morti invano: caduti in una battaglia persa. Il nuovo comandante alleato ha ordinato di abbandonare il fortino di Korengal insieme a tutti gli altri avamposti che presidiano il confine col Pakistan. La decisione ha reso felici i talebani. Il loro portavoce Zabihullah Mujahed ha dichiarato: «il ritiro delle truppe americane è una grande vittoria. Sono fuggite grazie ai nostri costanti attacchi. Queste montagne sono molto importanti per noi. Sono un buon nascondiglio e possono essere usate per l’addestramento».
CRITICHE – La ‘strategia McChrystal’ ha suscitato non poche critiche. Resta infatti difficile comprendere il senso dell’abbandono dei presidi di frontiera proprio mentre l’offensiva delle truppe pakistane sta schiacciando i talebani verso il confine. Molti ritengono che la decisione sia una mera rinuncia alle postazioni più esposte per ridurre le perdite. Ma «ogni area che viene abbandonata è un vantaggio per i talebani», ha dichiarato un ufficiale del Ministero della Difesa afghano. Senza dimenticare che quando anche i sovietici adottarono la strategia di rinunciare al controllo delle aree rurali e concentrarsi nei maggiori centri abitati, a metà degli anni ’80, si ritrovarono con i mujhaiddin a minacciare tutte le strade e assediare le città.
VINCERE ORA O MAI PIU’ – Insieme all’abbandono queste zone di frontiera, McChrystal ha deciso anche una serie di attacchi alle ‘roccaforti’ talebane per spezzare le reni al nemico. Si e’ iniziato a febbraio con la tanto decantata battaglia di Marjah, nella provincia meridionale di Helmand. Si attende ora una grande offensiva estiva a Kandahar, la “capitale” talebana. L’arrivo di 40.000 nuove truppe offre l’opportunità di dare un colpo che si auspica decisivo alla guerriglia prima della riduzione dei contingenti militari occidentali programmata da Obama per il 2011. Ma al nono anno di guerra, il principale avversario delle truppe Isaf potrebbe essere non tanto la guerriglia quanto il tempo. Gli insorgenti potrebbero scappare o nascondersi tra la popolazione, aspettando il ritiro delle truppe di occupazione per poi continuare la loro battaglia contro le ben piu’ disorganizzate truppe di Karzai. Sarebbe un epilogo per alcuni versi simile a quello della Guerra del Vietnam.
L’AFGHANISTAN DI SEMPRE – L’intervento americano opera in una regione governata per migliaia di anni da capi tribù e signori della guerra, dove le tradizioni e gli anziani hanno sempre contato piu’ delle leggi emanate da amministrazioni o sovrani lontani vari giorni di viaggio in groppa a un asino. Lo stesso accade oggi. Gli occidentali non rimarranno in Afghanistan per sempre, e quando saranno costretti ad andarsene e’ piu’ probabile che questo paese tornera’ ancora una volta nelle mani di signori della guerra, capi tribù e talebani. E bisognera’ pure farsene una ragione.