Attentato in India. E’ di almeno 80 vittime il bilancio provvisorio dell’incidente avvenuto ieri mattina alle 1:30 circa sui binari di una tratta ferroviaria nello Stato del Bengala Occidentale, circa 135 km a sud di Calcutta. Quasi 200 i feriti.
Ancora non sono chiare le modelita’ dell’incidente del treno Calcutta-Mumbai, ma le autorita’ sospettano si tratti di un sabotaggio da parte dei ribelli maoisti. Non sarebbe il primo caso di sabotaggio avvenuto in una zona a forte presenza di ribelli, ma questo sarebbe il caso piu’ grave. Nell’ottorbe scorso, i maoisti assaltarono un treno, mentre a marzo e ancora qualche settimana fa fecero saltare i binari della linea ferroviaria non lontano dal luogo della strage di oggi.
Vivek Sahai, un esponente del Ministero delle Ferrovie indiano, ha dichiarato che i Maoisti avevano annunciato una “settimana nera” che sarebbe dovuta iniziare alla mezzanotte di giovedi’ 27 maggio.
Secondo il Ministero dell’Interno indiano, i maoisti conterebbero tra i 10mila e i 20mila guerriglieri armati, presenti in almeno 20 dei 28 stati indiani.
La battaglia dei maoisti, che va oramai avanti da decenni, inizio’ nel 1967 come un movimento contadino. Oggi i maoisti sono forti soprattutto negli stati piu’ poveri, sostenuti da una parte delle decine di milioni di contadini senza terra che, nonostante la sostenuta crescita economica della “shining India” degli ultimi anni, non hanno visto le loro vite migliorare.
In varie aree di questi stati, il governo controlla le citta’ e le strade, ma i maoisti controllano le giungle e i villaggi. Sapendo che la loro forza dipende dalla inefficienza dello stato, le milizie maoiste attaccano le infrastrutture, la polizia e l’esercito.
Negli ultimi mesi, i maoisti hanno aumentato il numero degli attacchi in risposta alle offensive dell’esercito e della polizia. Gli insorgenti si nascondono soprattutto nel cosidetto “corridoio rosso”, che dal Bengala Occidentale scende nel Jharkhand, nell’interno montagnoso dello stato di Orissa, fino all’Andhra Pradesh e alla regione Bastar di Chattisgarh. In queste aree, le piu’ povere e illetterate dell’India, le stime piu’ recenti sostengono che i guerriglieri controllino la maggior parte delle foreste.
Nonostante la poverta’ di gran parte della popolazione locale, queste aree sono ricche in materie prime. Solo lo stato dell’Orissa, ad esempio, detiene il 60% delle riserve indiane di bauxite, il 25% di carbone, il 92% di nickel e il 28% di manganese. Fino ad oggi, la pressione economica per lo sfruttamento di queste aree e’ stata pesante, ma i benefici per la popolazione locale sono stati poco chiari, mentre la distruzione ambientale e’ evidente.
I ribelli si sostengono grazie ai milioni di dollari che ogni anno riescono ad estorcere alle aziende che operano in questi territori. Il loro arsenale include fucili automatici e pistole, mine e altri esplosivi, lanciarazzi e altre armi.
I ribelli sostengono che la loro battaglia sia in favore delle popolazioni rurali piu’ povere, specialmente i Dalit (“paria” o “intoccabili”) e gli Adivasi (“abitanti originari”). Il loro movimento mirerebbe a rovesciare il governo di New Delhi e prendere il potere per migliorare la vita di questa povera gente, soprattutto attraverso riforme agrarie e piu’ lavoro. I ribelli si ispirano a Mo Tse Tung e portano avanti la sua strategia di “guerra popolare”, che consiste nel mantenere il supporto della popolazione e combinare gli sforzi di contadini e operai con quelli di un “Esercito Rosso” sotto la direzione di un partito comunista.
Nonostante alcune differenze, sostanzialmente la stessa strategia fu seguita con successo, in passato, oltre che dai comunisti cinesi, dai castristi a Cuba, dai vietnamiti, dai maoisti in Nepal e dall’IRA.