Da oggi c’è un paese europeo che si colloca, politicamente, più a destra dell’Italia
Si sono svolte ieri, domenica 11 aprile 2010, le elezioni politiche ungheresi. Il partito conservatore Fidesz conquista la maggioranza assoluta con il 53% circa dei voti. Per le destre si tratta di un successo storico. E’ la prima volta nella storia dell’Ungheria democratica (dal 1989) che un partito raggiunge la maggioranza assoluta alle urne. Il suo leader carismatico, Viktor Orbàn, diventerà primo ministro dopo aver già ricoperto questa carica tra il 1998 ed il 2002. Guiderà un Governo monocolore forte di un’ampia maggioranza parlamentare. Al contrario, il Partito Socialista Ungherese (PSU) paga gli scandali e il malgoverno degli ultimi 8 anni fermandosi al 19,3% dei voti: una vera disfatta se si considera che nel 2006 i socialisti erano il primo partito con il 42%. Una parte dei voti di sinistra in uscita libera dal PSU sono confluiti nei Verdi, che hanno ottenuto un’inaspettato 7,5%, superando per la prima volta la soglia di sbarramento del 5%.
CRESCE LA DESTRA ESTREMA – Ma la notizia più preoccupante è il 16,7% ottenuto dal partito di estrema destra con tendenze nazistoidi Jobbik, che nel 2006 aveva solo il 2%. I suoi eletti saranno il terzo gruppo parlamentare. Tra manifestazioni di naziskin, spot su Youtube e semplici slogan quali “l’Ungheria appartiene agli ungheresi”, già alle elezioni europee dello scorso anno Jobbik era uscito dall’anonimato per diventare uno dei protagonisti del dibattito politico nel Paese ed eleggendo due deputati al Parlamento europeo. Gabor Vona, il 31enne leader dell’estrema destra, ha conquistato consensi soprattutto fra i giovani che in passato disertavano le urne, ma il suo messaggio razzista, antisemita, anti-rom e nazionalista ha finito per convincere anche una parte dei più anziani.
ANTIEUROPEI – L’Ungheria sceglie la destra e la destra estrema in un clima di vero e propria crisi della democrazia rappresentativa. Secondo i sondaggi d’opinione, solo il 15% degli ungheresi ha fiducia nei propri rappresentanti al Parlamento e solo poco più del 50% è ancora a favore dell’attuale sistema multi-partitico. Anche il risentimento verso l’Unione Europea raggiunge cifre da record. E’ questo l’humus di Jobbik, un movimento che, oltre che per i sentimenti xenofobi, si caratterizza anche per l’opposizione agli organismi comunitari e alla moneta comune, chiede il superamento del liberismo, dichiara guerra alla globalizzazione e promette una feroce battaglia contro l’integrazione. Questi i punti essenziali del programma di Jobbik: fare ordine ristabilendo la gendarmeria (corpo armato esistente prima della Seconda Guerra mondiale) per combattere la criminalità; mandare in galera Ferenc Gyurcsany, l’ex premier socialista e i suoi ministri; far pagare le tasse a multinazionali e banche; cacciare dal Paese il capitale straniero; vietare l’acquisto di terreni agli stranieri (consentito dall’Ue).
NEONAZI A BUDAPEST – Viste le premesse, l’exploit di Jobbik fa sembrare il partito austriaco FPÖ del recentemente scomparso Jörg Haider un gruppetto di scout in gita domenicale. L’ingresso dell’FPÖ in un governo di coalizione nel 2000 causò all’Austria mesi di ostracismo diplomatico da parte di molti paesi europei, ma in Ungheria per ora l’estrema destra avrà le porte del Governo sbarrate. Resta da vedere se nei prossimi anni i partiti democratici ungheresi ed il Governo riusciranno a smorzare l’avanzata dell’estrema destra risolvendo le problematiche, soprattutto economiche, che ne stanno fomentato il successo, oppure se i 26 parlamentari di Jobbik entrati in Parlamento riusciranno a mettere al centro dell’interno dibattito politico nazionale le loro istanze. “Ho l’impressione che i due terzi degli ungheresi siano sostenitori di Jobbik, anche se ancora non lo sanno”, ha dichiarato ieri il leader di Jobbik, Gabor Vona. A Budapest, dove durante la seconda Guerra mondiale i filo-nazisti ungheresi spararono a migliaia di ebrei e gettarono i loro corpi nel Danubio, in questi giorni si sono ripetute marce e dimostrazioni di simpatizzanti neonazisti che cantavano “ebrei porchi” e “viva i campi di concentramento”.
“Questo non è quello per cui abbiamo lottato”, ha dichiarato Demszky, neo-sindaco della capitale ungherese. “Non abbiamo lottato per rimpiazzare un dittatura socialista con una nazionalsocialista!“
(scritto per Giornalettismo)