Partito |
Politiche 2008 |
Europee 2009 |
Regionali 2010 |
PDL |
37,4 |
35,26 |
26,78 |
PD |
33,2 (con Radicali) |
26,13 |
26,10 |
Lega Nord |
8,3 |
10,20 |
12,28 |
Italia dei Valori |
4,4 |
8 |
7,27 |
UDC |
5,6 |
6,51 |
5,57 |
Sinistra Ecologia Libertà |
(SA 3,1) |
3,12 |
3,03 |
Radicali Bonino |
(nel PD) |
2,42 |
0,56 |
Federazione Sinistra |
(SA 3,1) |
3,38 |
2,74 |
La Destra-Mpa |
2,4 |
2,22 |
0,71 |
Grillo 5 Stelle |
1,77 |
||
Alleanza per l’Italia |
0,58 |
||
Altri |
0,96 |
Liste governatori centrosinistra 3,84%
Liste governatori censtrodestra 7,81%
Alla faccia del bipartitismo PDL/PD, dal voto esce un paese dai molti colori e sfumature, dei quali i piu’ chiari sono il verde della Lega al Nord, il rosa del centrosinistra nell’Italia appenninica, e il blu scuro della destra in Lazio e in tutto il Sud, ad eccezione della piccola Basilicata e della Puglia di Vendola.
Se il PD perde, non si puo’ certo dire che vinca il PDL. Entrambi sono al 26%. Stesso discorso a livello di coalizioni, centrodestra (Pdl, Lega, la Destra) e centrosinistra (Pd, Idv, Sel, Radicali e FdS) sono pari al 40%. Il restante 20% lo hanno preso l’Udc, le liste dei governatori e le liste 5 Stelle di Grillo. Inoltre, se si pensa anche che ben il 35.78% dell’elettorato attivo non si e’ recato alle urne e calcolando le percentuali sul totale degli aventi diritto (tabella sotto), ne risulta che il vero vincitore e’ il Partito dell’Astensione.
In conclusione, per le politiche del 2013 ne esce un quadro molto aperto, tutto da giocare.
Politiche 2008 | Europee 2009 | Regionali 2010 | |
PdL | 28,92% | 21,44% | |
Lega Nord | 6,42% | 6,20% | |
Pd | 25,66% | 15,89% | |
Idv | 3,38% | 4,87% | |
Udc | 4,35% | 3,96% | |
Astensionisti | 19,50% | 33,50% |
Analizziamo i risultati partito per partito, facendo finta che si sia trattato di un voto nazionale, confrontandolo persino con il voto per le europee dello scorso anno e delle politiche di due anni orsono, ben sapendo che questa operazione equivale a sommare capre e cavoli.
PDL: si sgonfia ancora
Berlusconi aveva chiesto un plebiscito per la sua persona, come ha cercato di fare praticamente in ogni elezione negli ultimi 16 anni. Aveva radunato il suo popolo in piazza, aveva censurato ogni trasmissione di approfondimento politico in televisione e aveva promesso persino di sconfiggere il cancro (non stiamo scherzando, lo ha fatto). Ma ha perso la scommessa, non e’ riuscito a mobilitare il ‘suo’ popolo, come dimostra anche l’astensionismo (vedi sopra). Il suo partito, che gia’ lo scorso anno aveva perso il 2,2%, perde un ulteriore 7,5% e si attesta sotto la soglia del 27%. Inoltre, osservando attentamente i dati regione per regione, si vede come nelle regioni chiave (Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto) al comando c’e’ un ciellino (Formigoni, che in violazione della legge 165/2004 sara’ presidente per la quarta volta consecutiva), due leghisti e una sindacalista in quota AN. Berlusconi ha iniziato la sua parabola discendente?
PD: stabile perdente
Eterno secondo, eterno sconfitto, stabile intorno al 26%, perde il Governo di quattro importantissime regioni. Oltre che in Campania e Calabria, dove sono state punite le imbarazzanti amministrazioni di Bassolino e Loiero, il PD consegna alla destra anche Piemonte e Lazio, due regioni grandi e simboliche. In particolare, in Piemonte il centrosinistra non riesce a vincere neanche candidando la presidente uscente e mettendo insieme un’alleanza che va dall’UDC a Rifondazione, mentre nel Lazio la sconfitta e’ arrivata nonostante il caos liste del centrodestra e la sfida tra un pezzo da novanta come la Bonino (che accusa parte del PD di aver remato contro) e un personaggio di secondo piano come la Polverini. Ma il Partito Democratico ha perso anche sul fronte della spinta propulsiva, sul piano delle idee e della capacità di costruire alleanze. Quel che e’ peggio, il PD appare perdente anche sul piano dell’immaginario collettivo, con un Bersani che rispetto a Bossi e Berlusconi e’ un po’ come una foto in bianco e nero contro due degli ultimi film 3D: piace a qualche purista attempato ma col grande pubblico non c’e’ partita. Sbiaditi.
Lega Nord: con la paura si vince
“Tsunami padano”, ha titolato il giornale del Carroccio. La Lega cresce ancora al Nord e straripa anche nelle Regioni Rosse. A livello nazionale viene superato il 12%; miglior risultato storico. In Veneto ha fagocitato il PDL: solo un anno fa era un punto sotto, adesso e’ undici punti sopra. In Lombardia e’ il secondo partito, a -5 dal PDL (l’anno scorso era a -10 e nel 2005 valeva la meta’) e +3 dal PD. In Piemonte, dove la Lega raccoglieva meno della metà dei voti del PDL, adesso vale i 2/3 del partito di Berlusconi. Il segreto del successo e’ un messaggio chiaro perche’ semplicissimo, che puo’ essere sintetizzato nel seguente sillogismo, costruito unendo tre recenti dichiarazioni dei leader del Carroccio: abbiamo il diritto di essere “padroni a casa nostra”, “gli extracomunitari sono delinquenti”, percio’ “vanno cacciati a calci in culo”. Messaggio detestabile, se volete, ma in sintonia con la pancia di una parte dell’elettorato italiano. Inoltre, va sottolineato che quello di Bossi e’ un partito che “predica male”, anche per cercare di essere ripresi dai titoli dei giornali, ma che spesso “razzola bene”, come dimostrano gli ottimi indici sulla qualita’ della vita di molte aree amministrate da decenni dalla Lega. Ora il “partito della paura“ terra’ in scacco il Governo nazionale, puntando probabilmente a una ulteriore radicalizzazione delle politiche del Governo (che però prima o poi pero’ dovranno anche cogliere qualche risultato) e candidandosi persino a raccogliere lo scettro del potere nel sempre piu’ imminente dopo-Berlusconi. A valanga.
Italia dei Valori: il centrosinistra che vince
La forza di opposizione intransigente e giustizialista del centrosinistra si conferma quarto partito italiano. Arretra solo di un poco rispetto allo scorso anno, voti che probabilmente sono confluiti nelle liste di Grillo, ideologicamente molto simili, ma compie un grande balzo in avanti rispetto al 2005. In un quadro non positivo per il centrosinistra, vale come una vittoria. Come la Lega, anche questo partito viene premiato per la sua “radicalità” e per l’apparire in qualche modo anti-sistema. Vincente.
UDC: il piccolo centro e’ determinante
Un partito fuori dai poli, anzi tra i poli, forte di quasi il 6%, oggi in Italia è per sua natura determinante. Lo dimostra il fatto che su tredici regioni l’UDC ha perso solo in Piemonte, e per un soffio. E’ dunque dimostrata la sua forza decisiva per la vittoria delle alleanze di centrodestra o del centrosinistra, per lo meno in questo clima politico. Nei prossimi 3 anni restera’ sul mercato aspettando il miglior offerente. In vendita.
Sinistra e Libertà: ovvero Nichi Vendola
Parlare di Sinistra Ecologia e Liberta’ e’ sempre piu’ parlare di Nichi Vendola, del suo amore per la sua regione e del suo rapporto passionale col suo popolo. «Dove la sinistra imita la destra, alla fine perde e perde male», ha sempre sostenuto Vendola. La sua immagine e’ forte e autorevole, da governatore di una grande regione, e al contempo dolce e poetica, da “diverso” e da ultimo dei Mohicani, o meglio, dei “comunisti”. Forte di questa immagine, anch’essa per certi versi “anti-sistema”, come detto riguardo alla Lega e all’IdV, Vendola continuera’ ad esortare i suoi alleati a costruire un nuovo centrosinistra che nasca da una scomposizione e ricomposizione delle forze della Sinistra, sul modello della Francia. Se Nichi riesce a lanciare un messaggio di speranza, per ora pero’ la sua forza propulsiva non va molto oltre la sua Puglia, in quanto Sinistra, Ecologia e Liberta’ (SEL) si ferma al 3% a livello nazionale. Cantiere.
Federazione Sinistra (Rifondazione-PdCI): fuori dai giochi
Ha perso Ferrero, sia con la sua idea di catapultarsi in Campania, dove ottiene un miserissimo 1%, sia con la sua Federazione di Sinistra creata insieme a Diliberto, fermatasi al 2,75% a livello nazionale e scavalcata dunque dagli ex compagni di SEL, nonche’, in alcune regioni, dalle liste di Beppe Grillo. Opponendosi all’idea di Vendola e Bertinotti di creare in Italia una forza capace di mescolare e contaminare tutte le forze di Sinistra, anche a costo di mettere da parte simboli e diciture comuniste, i due segretari si sono relegati in una posizione di pura testimonianza, marginalizzati e all’angolo. A che pro? A chi giova? A cosa serve? Punto interrogativo.
Beppe Grillo e Liste 5 Stelle: piccolo tsunami
Con le sue liste 5 Stelle Beppe Grillo ha vinto al sua battaglia, con quasi 400mila voti, pari a un 1,77% a livello nazionale. Questo risultato rappresenta un’assoluta novita’ per il panorama politico italiano, in quanto trattasi del primo movimento politico creato principalmente sulla Rete. Grillo e’ un personaggio che gli elettori inquadrano come una persona che dice cose chiare, nuove, diverse, radicali. Addirittura, la lista di Grillo ottiene il 7% in Emilia Romagna (dove il PD candidava Errani per la terza volta), mentre in Piemonte la lista 5 Stelle ha rappresentato la una concausa della sconfitta di misura della candidata di centrosinistra Bresso, in quanto alcuni dei personaggi più in vista del movimento NoTav hanno dato indicazione di voto per Grillo. Il Movimento di Beppe Grillo viene ora accusato di aver “rubato voti” al centrosinistra. In realta’ non c’e’ stato nessun furto. Il voto identitario e’ morto da tempo. Se i candidati del centrosinistra non hanno convinto alcuni elettori, e’ inutile cercare capri espiatori nel Movimento 5 Stelle, che ha solo raccolto il voto di protesta di una parte dei cittadini, che senza la lista grillina avrebbero potuto astenersi o scegliere altre liste. Il punto e’ che da oggi Bersani e soci non potranno piu’ limitarsi a ridicolizzare Grillo. Dovranno interloquirci, dialogarci, scenderci a patti. Spaccasistema.
Radicali Bonino: sconfitta storica
Nel Lazio la Bonino e quindi i Radicali perdono un’occasione storica. Da trent’anni a questa parte hanno combattuto tante battaglie giuste, ma non hanno un popolo. Analizzare i perche’ di questa perenne solitudine e i motivi di questa sconfitta potrebbe essere una buona base di partenza per ripartire. Un esempio: nel programma della Bonino si leggeva “evitare che aumentino le diseguaglianze sociali”, una frase degna dei conservatori inglesi o dei cristiano-democratici tedeschi. Ma la Sinistra, i progressisti, e soprattutto i progressisti in Italia, uno dei paesi occidentali con il piu’ marcato divario tra ricchi e poveri, non dovrebbe cercare di ridurle, le diseguaglianze? Toccato il fondo.
La Destra: vecchia
Percentuali minime per la destra neo-fascista dai tratti sociali. Oggi va di moda la xenofobia propagandata da Lega e Berlusconi, che hanno ben altri mezzi per diffondere il loro messaggio. Storace non ha spazio. Si prevede un rientro nei ranghi berlusconiani, modello Santanche’, oppure la marginalizzazione permanente, uguale e speculare a quella dei partitini comunisti dall’altra parte dell’agone politico. Fallimento.