Immancabilmente, di fronte all’utilizzo della figura di Craxi da parte della destra italiana non riesco a non provare sommo sbigottimento. Perché la Destra al potere, forte di consenso, soldi e mezzi di propaganda, sente il bisogno di autodipingersi come la proseguitrice delle idée e delle opere di un leader socialista? La ragione principale viene individuata da uno storico. Si tratta di Marco Gervasoni, autore di diverse opere su Craxi, intervistato ovviamente non da un quotidiano italiano a da Le Monde (in un articolo dal titolo Craxi, ou la memoire courte des italiens). Marco Gervasoni dice:
“L’interesse di Berlusconi é chiaro: lui stesso é ricercato dalla Giustizia, per questo cerca di strumentalizzare la figura di Craxi. Ma, per la Destra, recuperare la figura di Craxi serve anche a dotarsi di una base ideologica, liberale e sociale, che il Berlusconismo non ha saputo creare.”
NOSTALGIA CANAGLIA – Le Monde intervista anche Antimo Farro, sociologo de La Sapienza di Roma, il quale sostiene che quest’opera di innalzamento di Craxi a padre della Patria, o meglio a padre della Seconda Repubblica Berlusconiana, e’ facilitato dal fatto che “una parte dell’opinione pubblica italiana vede oramai Craxi come un punto di riferimenTo. C’e’ una nostalgia del periodo craxiano. Nostalgia di quella fase di crescita, del debutto della televisione private, del consumismo facile.”
UOMO, SOCIALISTA, STATISTA – Di Craxi si e’ detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Ma la Storia di Craxi e’ tutto sommato chiara. Puo’ essere distorta solo dalla malafede. Craxi fu un uomo e un politico sui generis, autonomista cocciuto, istrione, donnaiolo, orgoglioso e a volte arrogante e antipatico, di sinistra ma fieramente anticomunista, liberl-socialista ma accusato di avere tratti autoritari (paragonato da qualcuno prima a Mussolini e ora a Berlusconi), laico che ha firmato un nuovo Concordato con la Chiesa grazie al quale il Vaticano intasca con regolarità ogni anno un bel pacco di soldi pubblici, liberale che ha regalato il monopolio delle televisioni private al suo compare Berlusconi in cambio dell’appoggio delle sue reti e di una maxitangente da 21 miliardi.
Craxi fu un fenomeno tutto italiano. Non comprimario, grigio burocrate o scialbo funzionario di partito.Ma protagonista assoluto della scena politica italiana per almeno un decennio. Craxi fu il primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio dei ministri. Fu uno dei pochi politici italiani della Prima Repubblica a cercare di dare all’Italia una politica estera degna di questo nome, volta a ritagliarsi un ruolo guida nel Mediterraneo anche a costo di mettere a rischio i legami con Washington — come dimostra la crisi di Sigonella.
Ha fatto la Storia di una fase dell’Italia, nel bene e nel male. Ha fatto la Storia della Sinistra in Italia ma ha fatto anche e soprattutto la Storia del suo partito, il Psi, che ha conquistato, ammaliato, trasformato a sua imamgine e somiglianza, portato ai vertici del potere locale e nazionale e poi trascinato nella tomba insieme a lui. Craxi è stato tutto questo. E’ stato anche, molto semplicemente, un uomo. E il Psi un partito.
LE CONDANNE – Condanne. Craxi. Due parole che non possono non essere associate. Sarebbe disonesto non farlo. Il leader socialista è stato condannato con sentenza passata in giudicato a:
- 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai il 12 novembre 1996;
- 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999.
Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dell’imputato. Fino a quel momento Craxi era stato condannato a:
- 4 anni e una multa di 20 miliardi di lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998, pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999.
- 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel il 22 gennaio 1999;
- 5 anni e 9 mesi in appello per il Conto Protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999;
- 3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1° ottobre 1999.
Poi c’è quello che un giornale come Il Fatto Quotidiano, lontano anni luce dal craxismo, chiama “il bottino di Bettino:
“i tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju.”
Se la matematica non è un’opinione, Craxi e’ stato condannato a quasi 30 anni di galera in 6 diversi processi. Gran parte del “bottino di Bettino” non è stato recuperato. Craxi non ha passato nemmeno un giorno rinchiuso in una cella. E’ fuggito. Buon per lui. Ma questa è la sua Storia. Indelebile. Pietà immensa per l’uomo, morto lontano da una Patria che probabilmente amava veramente, o comunque una patria in cui aveva conosciuto il potere e la gloria. Bellissimo il ricordo di Pino Scaccia sui giorni tunisini di Craxi.
IL VERO PROBLEMA: IL CRAXI CHE E’ IN NOI – Allargando il discorso e concludendo, come scritto da Zucconi, Craxi è storia e forse sarebbe meglio pensare a cosa accade oggi:
la condanna di Craxi, insieme con tutto il polverone di Tangentopoli, non mai ha risolto il problema che sta alla base di tutto e che preferiamo non vedere, se non nei partiti degli altri: chi paga, e in che modo, i costi della politica, a destra come a sinistra o al centro, per i micropartitini come i mega partiti azienda?
Il problema non è stabilire se Craxi fosse stato o meno un corrotto/corruttore, domanda alla quale ha già risposto la magistratura in via definitiva, o se lo facessero tutti, argomento che non ha mai nessun valore essendo la responsabilità politica e penale sempre individuale nelle nazioni civili, ma sapere quanti Craxi ci siano oggi, in ogni partito e in piena attività, anche in quelli che strepitano contro la corruzione altrui.
AMEN – Craxi è ancora oggi amato, odiato, ma soprattutto strumentalizzato. Amore e odio sono spesso sentimenti irrazionali, mentre le strumentalizzazioni nascondono altri interessi. Forse, a dieci anni dalla morte, dovremmo solamente capirlo, e, chi vuole, perdonarlo e dimenticarlo, per iniziare ad affrontare i problemi veri.
Amen.