L’attività svolta in Rete da Tran Ahn Kim gli è costata 8 anni e mezzo di galera: ha pubblicato articoli contro il governo
Un tribunale vietnamita ha elargito all’attivista per la democrazia Tran Anh Kim 5 anni e mezzo di galera e 3 di arresti domiciliari per “aver condotto attività volte a sovvertire lo Stato”. Kim, sessantenne ex tenente colonnello dell’esercito vietnamita, e’ vice segretario del Partito Democratico vietnamita e leader del gruppo democratico ‘Bloc 8406′ – entrambi fuori legge. Kim era stato arrestato nel luglio scorso con l’accusa di propaganda contro lo stato, in violazione dell’articolo 79 della Costituzione, per aver pubblicato sulla Rete articoli contro il governo.
LA SITUAZIONE PEGGIORA – In seguito, Kim venne accusato di un crimine molto piu’ serio – “condurre attivita’ volte ad abbattere l’amministrazione del popolo” – che puo’ portare anche alla condanna alla pena capitale. Contro Kim e’ stato utilizzato l’articolo 88 del codice penale vietnamita, che vieta “la propaganda ostile, la distorsione dei fatti e la diffamazione nei confronti dell’amministrazione popolare“, “la diffusione della guerra psicologica e la circolazione di notizie false per fomentare la confusione nel popolo” e “la produzione, la conservazione e/o la distribuzione di documentazione e/o prodotti culturali aventi contenuti ostili allo stato“. La ratio di questa legge e’ che la “Rivoluzione” va protetta e che l’individuo va sacrificato, magari anche ingiustamente, per la causa comune. Da tempo, Amnesty International sollecita l’abrogazione di questo articolo. Al processo tenutosi pochi giorni fa a Thai Binh, citta’ del nord vicina alla capitale Hanoi, il giudice Tran Van Loan in sole quattro ore di udienza ha giudicato l’imputato colpevole di “serie violazioni della sicurezza nazionale” e di aver collaborato con “vietnamiti reazionari e forze ostili in esilio”.
LA PAROLA ALLA DIFESA – “Sono entrato a far parte del Partito Democratico del Vietnam e di Bloc 8406 per combattere per la Liberta’ e i Diritti Umani a favore della mia nazione, il Vietnam”, ha detto Kim rivolgendosi alla corte. “E l’ho fatto attraverso il dialogo pacifico e mezzi non-violenti. Se guardiamo ai fatti, dovrei essere ringraziato piuttosto che condannato al carcere”, ha concluso l’imputato. L’ex militare ha inoltre a sua volta accusato la pubblica accusa di aver violato la legge nel costruire l’impianto accusatorio nei suoi confronti. Ma il suo tentativo di rispondere alle accuse è stato interrotto dall’intervento del giudice, che gli ha poi negato la parola. Nei quotidiani vietnamiti, anche quelli in lingua inglese e francese, si legge semplicemente che Tran Anh Kim “ha ammesso di essere colpevole dei crimini a lui imputati” e che “l’imputato ha anche confessato di aver intenzionalmente distorto la situazione politica in Vietnam in numerose interviste rilasciate a media stranieri e di aver instigato elementi estremisti, causando instabilita’ socio-politica.”
LE RETATE DEL 2009 – Durante l’anno appena terminato, sono stati gia’ arrestati diversi altri dissidenti. Quattro di loro saranno processati a breve con accuse simili. Si tratta del famoso avvocato Le Cong Dinh, del giovane blogger Nguyen Tien Trung, di Tran Huynh Duy Thuc e Le Thang Long. I loro processi inizieranno il 20 gennaio a Citta’ Ho Chi Minh, nel sud del paese. Rischiano la pena di morte. Alcuni osservatori ritengono che il far piazza pulita dei dissidenti piu’ in vista sia un modo di spianare la strada al prossimo congresso del Partito Comunista, che si terra’ all’inizio del 2011. Il Vietnam e’ un paese di 88 milioni di persone governato da un partito unico, che continua a definirsi “comunista” anche se pratica il liberismo. Forte di una crescita economica tra le piu’ veloci al mondo (7% nel 2009), questo paese del sud-est asiatico punta a entrare nel club dei paesi sviluppati entro il 2020. L’organizzazione internazionale per la Liberta’ di Stampa Reporter Senza Frontiere include il Vietnam nella lista dei 12 paesi “nemici di Internet” insieme a Myanmar, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Turkmenistan e Uzbekistan. Per ora Hanoi sembra avere tutta l’intenzione di continuare a sopprimere la liberta’ e i diritti, lasciando briglia sciolta all’impetuoso sviluppo economico.
(scritto per Giornalettismo)