La Merkel cancelliera grazie ai liberali, ma CDU/CSU al minimo storico
Nasce la Nuova Germania pentapolare
Tracollo SPD, il settimanale di sinistra Die Zeit: “E’ un disastro, una catastrofe. SPD in crisi esistenziale”. Crescono ancora Verdi e Linke
Cdu/Csu (cristiano-democratici e cristiano-sociali) e Spd (social-democratici) sono storicamente i due maggiori partiti tedeschi. Ieri hanno ottenuto i loro peggiori risultati dal 1949 ad oggi. Negli anni Settanta i due maggiori partiti superavano il 90% dei voti. Nel 2002 avevano ancora il 77%. Nel 2005 hanno raccolto meno del 70% dei voti e oggi, nel 2009, si sono ridotti al 55,8%. I tre partiti minori, Fdp (liberal-democratici), Verdi e Linke hanno ottenuto i loro migliori risultati di sempre: insieme rappresentano il 37,2% dei tedeschi.
Negli anni Ottanta e Novanta la Germania sembrava il paradiso di quel bipolarismo tanto agognato in Italia. Cristiano-democratici e liberaldemocratici da una parte, socialdemocratici e Verdi dall’altra, si contendevano il governo del paese. Il sistema si inceppa nel 2005, quando la PDS (post-comunisti, eredi del SED, partito unico della Germania Est) raddoppia i consensi (8,8%, 53 seggi) e cambia lo scenario della politica tedesca. Allora sulla carta una coalizione Spd, Verdi e Linke avrebbe avuto la maggioranza dei seggi, ma la distanza programmatica che separava gli ex comunisti della PDS da Verdi e socialdemocratici non la rese una coalizione politicamente fattibile. Così, per mancanza di alternative praticabili, si formò la Große Koalition – dopo ventidue anni di bipolarismo, si ripiegava su una difficile convivenza tra i due maggiori partiti del sistema.
Nel 2007 nasce Die Linke (La Sinistra) dalla fusione del PDS con la WASP, il movimento guidato dall’ex segretario della SPD Oskar Lafontaine e da altri politici, sindacalisti e attivisti disincantati dal governo rosso-verde di Shroeder. Lafontaine gioca d’attacco con posizioni e dichiarazioni radicali: “Il capitalismo finanziario ha fallito. Abbiamo bisogno di democratizzare l’economia. I lavoratori devono avere più potere nelle aziende. Vogliamo rovesciare il capitalismo.” Segue la buona affermazione alle europee e poi il successo negli stati della Saar, Sassonia e Turingia. Oggi la Linke sale ancora, prende cinque milioni di voti e raggiunge l’11,9%. Nella Germania orientale è primo partito in due stati, Sassonia-Anhalt e Brandeburgo, e secondo negli altri. Ma anche in occidente la Linke ha intercettato tanti i voti in uscita libera dall’Spd, che dopo 11 anni passa all’opposizione. Questo risultato – ha titolato lunedì il settimanale di sinistra Die Zeit – getta “la Spd in una crisi esistenziale”. A 50 anni esatti da Bad Godesberg, a 40 dal primo Governo di Willy Brandt e a 20 dal crollo del Muro, si conclude la parabola del Volksparteien e la la Spd diventa il simbolo della disfatta socialdemocratica in tutta europa.
Al governo dal 1998, la Spd si è progressivamente indebolita per aver scelto politiche blairiane, come gli impopolari tagli al Welfare del 2003-2004.Così facendo, da una parte la Spd ha perso una parte d’identità, dall’altra non ha saputo delineare idee innovative, alternative, distinte, nuovi e chiari progetti per il futuro che avessero la forza di generare un sogno, una speranza, un credo. I socialdemocratici al governo, sforzandosi solo di imitare i contenuti delle precedenti politiche di conservatori e liberisti, limitandosi magari a ingentilirle socialmente, hanno perso l’anima e la loro ragion d’essere. La nuova linea della Spd di Schroeder da una parte non ha fatto guadagnare consensi al centro, zona politica saldamente occupata dai cristiano-democratici, e dall’altra ha creato voragini a sinistra, dove si sono proposti con successo Verdi e Linke. Ancora nel 1998 il rapporto tra Spd e i due partiti minori della sinistra era di quattro a uno. Oggi è di uno a uno. Il nuovo balzo in avanti della Linke, sulla quale fino ad oggi si è esercitata la conventio ad excludendum delle altre forze progressiste, pone invece il dovere di cercare di trovare un programma comune, un compromesso, senza il quale difficilmente il centrosinistra tedesco potrà tornare a governare. Intanto, la Linke promette opposizione dura alle politiche liberiste del prossimo governo – “saremo la forza sociale nel parlamento tedesco”, dice un suo leader, Gregor Gysi – mentre il sindaco di Berlino e possibile astro nascente della Spd, Klaus Wowereit, che nella sua città governa insieme alla Linke, riconosce gli errori del suo partito e auspica che la Spd, all’opposizione, riesca a “rafforzare il suo profilo sociale”.
Cdu/Csu e Fdp formeranno la “classica” coalizione tedesca di centro-destra. I due partiti hanno già governato insieme per molti anni (per ultimo, con Kohl dal 1983 al 1998). Ma oggi c’è un’immensa differenza: in precedenza la Cdu ha sempre avuto un numero di parlamentari quattro o cinque volte superiore a quello dei liberali. Questa volta la proporzione è di circa due a uno (239 a 93). Questo significa che sarà il carismatico leader liberale Guido Westerwelle, vero vincitore, a prendere l’iniziativa nel futuro governo. Westerwelle, giovane e moderno avvocato di Bonn, sarà il primo vice-cancelliere e ministro degli Esteri tedesco apertamente omosessuale. I suoi liberali sono descritti come la “destra” della nuova coalizione, ma in realtà il Fdp è un partito liberale decisamente atipico, attento ai diritti civili ma anche a cercare di ponderare con prudenza mercato e stato sociale. In economia il Fdp e’ piu’ a destra della Cdu, ma sui temi sociali e’ molto piu’ progressista. E’ per questo che la FAZ, il quotidiano dei conservatori tedeschi, ha criticato alcuni punti del programma dell’Fdp, giudicato troppo spostato a sinistra, se non addirittura radicale.
Queste le differenze. La nuova maggioranza sembra invece decisa e coesa in altri punti. Il nuovo Governo vorrebbe ridurre il debito pubblico, ormai previsto intorno all’80% del Pil nel 2010, pur mantenendo la promessa della riduzione del carico fiscale. La Germania sara’ contraria all’ingresso della Turchia nell’UE, potrebbe rivedere la decisione del governo Schroeder di abbandonare il nucleare entro il 2020 e promette di scrivere regole finanziarie più severe. Altro problema centrale sarà quello della disoccupazione in crescita, che tra l’altro sta appesantendo il budget federale. La Merkel pare essere cambiata molto durante gli ultimi anni, diventando più cauta e pragmatica nell’attuazione delle riforme economiche. Sarà interessante capire quale sarà il vero rapporto di forza tra i partiti della nuova coalizione, così come se la Cancelliera sposerà l’impeto riformatore di Westerwelle oppure se agirà da agente frenante. Quello che appare certo è che il tanto decantato bipolarismo tedesco, egemonizzato da Cdu a destra e Spd a sinistra, si sta rapidamente trasformando in un pentapolarismo, in cui i tre partiti minori diventano sempre più decisivi.
(Un uomo col tradizionale costume bavarese mentre vota nella cittadina di Bayrischzell)
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