Almeno 6 militari italiani sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in modo grave (ma non in pericolo di vita) a Kabul, in Afghanistan. Sulla strada che porta dall’aeroporto al centro, un’autobomba è esplosa contro due blindati italiani. Morti anche due civili afghani, forse gli attentatori stessi. Parzialmente distrutti anche i negozi e gli edifici limitrofi.
L’attentato è avvenuto pochi minuti dopo la conclusione di una conferenza stampa del presidente Karzai dedicata ai risultati delle elezioni che lo hanno riconfermato a capo del paese. Karzai ha contestato le obiezioni fatte dagli osservatori dell’UE secondo cui potrebbero esserci stati brogli su quasi 2 milioni di voti. In altre parole, le elezioni potrebbero essere state un’enorme farsa. Anche per questo, in Italia, in Europa e anche in America ci si inizia a chiedere se in Afghanistan stiamo veramente combattendo per portare la Democrazia oppure per difendere un Presidente filo-americano e i pozzi di petrolio.
Altri italiani sono morti in Afghanistan. Ovviamente siamo scossi ed esprimiamo vicinanza vera e profonda alle famiglie dei caduti.
Ma il nostro cervello non può smettere di lavorare. E allora, considerando che in un paese dilaniato dalla guerra, o dalla guerra civile, inevitabilmente a volte i fucili sparano e le bombe scoppiano; e considerato che la missione si è rivelata costosa e ha sostanzialmente fallito nei suoi scopi principali, è giunto il momento di chiedierci una cosa. In un periodo come quello che sta passando l’Italia, nel bel mezzo della più spaventosa crisi economica che si ricordi a memoria d’uomo, ha senso continuare a spendere una montagna di soldi e a lasciar morire altri soldati italiani in un lontano Paese asiatico?
È giusto? Ce lo possiamo permettere?
O forse sarebbe meglio riportarli indietro, quei soldati, e farli lavorare in Italia?
Di certo in Italia sarebbero più sicuri e il loro lavoro gioverebbe direttamente ai cittadini italiani che in definitiva pagano i loro stipendi con le tasse.
La volontà di portare avanti la missione italiana in Afghanistan, che sicuramente oggi sarà ribadito con forza dal ministro Ignazio La Russa con tanto di retorica militarista, non è in qualche modo corresponsabile degli eventuali ulteriori morti che – purtroppo – potrebbero esserci fra un mese, un anno o cinque anni?
Ragioniamo su questo, senza dimenticare che la maggioranza degli italiani sono favorevoli al ritiro.
Cosa ne pensate?
QUI l’analisi di Lucio Caracciolo