In questi tempi in cui a criticare Silvio Berlusconi si ottiene solo l’etichetta di “antiberlusconiano“, che alcuni considerano come un certificato di appestato politico, mi è capitato di imbattermi in una voce fuori dal coro, e mi pare giusto segnalarla.
Stavo per buttare via una rivista vecchia di mesi quando l’occhio mi e’ caduto su in un’intervista di Nanni Moretti, a Il Venerdì de La Repubblica del 21 novembre 2008. Moretti ci ricorda che “Il Nuovo Miracolo Italiano” che l’anziano magnate milanese ci ha promesso per decenni, quel paese di miele e marzapane e le settantadue veline vergini accondiscendenti tutte per noi… in realtà non è mai arrivato. Anzi.
Come in tutte le televendite televisive che mirano a un pubblico di casalinghe e pensionati dall’istruzione non particolarmente alta, il trucco c’era eccome. I milioni di sfavillanti posti di lavoro non sono mai arrivati, se non con volgari surrogati, sotto forma di eterne collaborazioni, contratti a tempo determinato senza garanzie se non quelle di essere tenuto con un coltello alla gola, spesso con un salario da fame. Col risultato che tantissimi giovani e meno giovani si ritrovano ad avere trent’anni ed essere ancora sulle spalle di mamma e papà. Quando va bene.
Non è mai arrivato il miracolo promesso da Berlusconi. Erano false promesse. Bugie. Menzogne.
Di quel radicale abbassamento delle tasse (ricordate le tante sventolate aliquote del 23 e del 33%?) che avrebbe dovuto stimolare l’economia italiana nemmeno ne parla piu’, l’uomo di Arcore. E le sue televisioni gli fanno eco con un rumoroso silenzio. L’unico miracolo dell’economia italiana e’ stato il tasso di disoccupazione che torna a salire volgarmente. L’unico vero “miracolo” è stato il -1% fatto segnare dal PIL l’anno scorso e il -4,4% previsto per quest’anno. Come ai tempi di guerra. Con la differenza che oggi non abbiamo nemmeno tanto da ricostruire.
Dunque, è sotto gli occhi di tutti che le promesse di Berlusconi non si sono per nulla realizzate, e gli unici risultati della sua pluridecennale azione politica (prima indiretta, poi diretta) e propagandistica sono che:
- il suo patrimonio è stato prima salvato dalla bancarotta e poi portato a eccezionali risultati (questo ad ora è stato il solo “Miracolo Italiano”, altro che “Berlusconi con la politica ci perde e basta“)
- l’imputato Silvio Berlusconi è riuscito a scansarsi la galera con una serie di leggi “ad personam” (almeno una decina, si legga L’eroe Ercolino contro Idra)
Per finire, sul fenomeno del Berlusconismo in Italia, la parola a Nanni Moretti (fonte: Il Venerdì de La Repubblica, 21 novembre 2008):
Non mi stanco di ricordare la pazzesca situazione italiana, anormale per una democrazia. Penso che le televisioni di Berlusconi non abbiano spostato solo voti, ma l’intero paese, comunque già pronto ad accogliere questa “novità”. E non facciamo confusione con Sarkozy, che non ha gli interessi economici e il potere mediatico di Berlusconi. Recentemente ho detto uno cosa chiara e semplice: in Italia non c’è un’opinione pubblica. Non parlo dell’opposizione, ma di qualcuno o qualcosa trasversale ai partiti, che comunque si riconosca in comuni valori democratici. E che, come succede in altri paesi, dovrebbe “punire” – mettimo le virgolette, per carità – un capo del governo che non ha senso dello Stato, che non va alle celebrazioni del 25 aprile (*), che aggredisce la magistratura, che ha come braccio destro un condannato per corruzione (Cesare Previti ) e come braccio sinistro un condannato per associazione mafiosa (Marcello Dell’Utri). E invece passano concetti come “agli italiani non interessa il conflitto di interessi, visto che hanno fatto vincere Berlusconi”. Si, ma interessa alla democrazia… La maggioranza delle persone, e non solo a destra, ormai considera normale che un uomo abbia il monopolio della TV, faccia politica e sia anche capo del governo. La sua vittoria è questa: ormai la bassa qualità della democrazia italiana è considerata un fatto normale, marginale. Un paese che in quindici anni ha permesso a un uomo con tante TV e giornali e interessi economici di candidarsi cinque volte a capo del governo, non è un paese serio e non ha una classe politica seria.
Sempre Nanni Moretti, sul centrosinistra e i suoi rapporti con Berlusconi e il Berlusconismo:
La sinistra in passato ci ha raccontato che con le TV di Berlusconi c’è stata maggiore offerta, maggiore democrazia. Il risultato è stato che abbiamo sei reti simili livellate verso il basso, e in prima serata non sai dove sbattere la testa.
[…]
Se uno dice mezza cosa su Berlusconi tutti, anche i giornali non di destra, titolano “clamoroso autogol della sinistra”. Mentre invece a destra c’è un uomo che da vent’anni parla di fucili ed è ministro della Repubblica. C’è paura non solo di affermare la propria identità, ma anche di mettere paletti. Per esempio il rispetto della Costituzione. O impedire che “comunista” diventi un insulto: è anche grazie ai comunisti italiani che è stata fondata la nostra democrazia. Ecco, quella che viene punita è semmai l’inadeguatezza. La contiguità con lo spettacolo non mi sembra importante.
Moretti dice anche che “c’è paura di […] affermare la propria identità”, di “impedire che “comunista” diventi un insulto”. Verissimo.
Bene, in uno o due anni di vita di questo blog, fra i tanti commenti ricevuti da lettori di destra e/o berlusconiani, un buon numero di tali commenti si limitavano a lanciare insulti (tipo “stronzo”, “imbecille”, “vaffanculo” o cose del genere) o si chiudevano con l’accusa di essere un “comunista”.
1. Innanzitutto, dubito che molti di questi personaggi, che utilizzano un linguaggio triviale e violento su internet, sempre ben protetti dall’anonimato di un bel nick, avrebbero il fegato di dirmi le stesse cose in un colloquio faccia a faccia.
2. Due, dubito che molti di questi personaggi conoscano il significato della parola “comunista”, se non per sentito dire in televisione da Berlusconi, Gasparri, la Carlucci o Iva Zanicchi.
3. Tre, a differenza di molti degli attuali dipendenti di Berlusconi – tipo Bondi – e di alcuni suoi amiconi come il non esattamente democratico ex KGB sovietico Vladimir Putin, io non sono mai stato comunista, non ho mai avuto tessere di nessun partito comunistoide e non ho mai votato per Rifondazione Comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, il Partito dei Lavoratori o simili, ne alla Camera ne al Senato ne alla Regione ne alla Provincia ne al Comune ne nella mia Circoscrizione.
4. Quattro, non considero la parola “comunista” un insulto, forse perchè conosco la storia italiana e so che “è anche grazie ai comunisti italiani che è stata fondata la nostra democrazia”, o forse perchè io so che la destra populistico-mediatica utilizza la manfrina ammuffita del “pericolo rosso” (come fecero prima il fascismo, il nazismo e la Democrazia Cristiana) solo per guadagnare quei quattro voti di casalinghe e pensionati che ancora temono di svegliarsi una mattina con i cavalli dei cosacchi ad abbeverarsi sulla fontana della piazza. “L‘anticomunismo è stato per novant’anni l’unico collante della borghesia italiana, il suo alibi universale“, scrive Curzio Maltese.
Forse perchè io so che da che mondo è mondo quello che i governi e le classi dirigenti vogliono è avere un nemico interno o esterno da additare per i propri insuccessi e sul quale accanirsi per cementare il consenso.
O forse perchè ricordo che la piu’ bella poesia sul perchè “qualcuno era comunista” l’ha scritta un meraviglioso libertario, Giorgio Gaber, che questa gente la distruggerebbe con un sorriso.