La ‘ggente non vuole gli zingari sotto casa.
La ‘ggente considera gli zingari degli sporchi esseri che vengono da chissa’ dove a corrompere la nostra societa’, gente che non si adatta e non lavora, dei ladri (anche di bambini).
Perchè gli zingari rubano sempre, per una questione culturale (una cultura, evidentemente, inferiore alla nostra, pensa la ‘ggente) o proprio per il loro DNA.
Comunque rubano, mendicano, danno fastidio. E noi vogliamo essere padroni a casa nostra!
Gli zingari sono stranieri (anche se a Roma, come in altre zone italiane, risiedono in modo stanziale da qualche secolo…), per cui se ne vadano! (Dove ?).
Non voglioni integrarsi nella nostra società (anche se si legge su Wikipedia che “i Rom napoletani, i napulengre, sono ben integrati”, che “i Rom lucani sono uno dei gruppi più integrati”, che “i Rom cilentani sono una comunità di 800 persone residente ad Eboli, con punte di elevata alfabetizzazione”, che “i Rom adottano la religione appartenente alle popolazioni locali fra cui vivono, perché considerano la religione come un elemento culturale che deve essere acquisito per realizzare una buona integrazione sociale.” E addirittura che “nella tradizione rom il rispetto reciproco tra le persone e i gruppi, compresi i gruppi confessionali, è più importante che l’ideologia religiosa”.
Ma non sono italiani, pensa la ‘ggente, anche se su Wikipedia alla voce “Rom“ si legge che «in Italia si stima che siano circa 120 mila di cui 80% di cittadinanza italiana (45.000 Rom e 35.000 Sinti) di antico insediamento», per cui : Raus!
La soluzione, dice bene il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è severità, tolleranza zero. No, non con i mafiosi come quello stalliere che ospitava in casa, ma con gli zingari. Gli zingari che sono brutti e sporchi, e di cavalli capiscono poco. Forse abbiamo bisogno di un nemico. Di qualcuno più brutto, più povero, più cattivo… Come diceva una signora napoletana intervistata dal TG1, “gli zingari non hanno un cuore“, peggio degli animali. Proprio come dei mostri.
In passato, fino agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, finchè ad emigrare con la proverbiale valigia di cartone legata con una corda eravamo noi italiani, i poco tolleranti erano i tedeschi, che ci trattavano in modi non molto carini e ci apostrofavano in modo poco simpatico: italiani bassi e brutti, italiani ignoranti, italiani sfaticati, italiani mafiosi, pizza e pistola, e via dicendo. Ma negli anni Ottanta, alla vista dei primi marocchini e africani che arrivano in Italia, subito l’italiano medio si erge a giudice degli “Altri”, dei diversi, ed inizia ad apostrofarli con termini quali “vu cumprà“, a dire che puzzano e che sono incivili («vengono dalla giungla», «vengono dal deserto», «mangiano le banane»), e cosi’ via.
Senza dubbio c’è un fondo di verità in queste idee (o insulti). Effettivamente l’italiano stentato del venditore ambulante che macinava decine di chilometri al giorno su e giù per le spiagge affollate da vacanzieri suonava come un “vu cumprà” all’operaio italiano che si godeva le sue meritate due settimane di ferie sullo sdraio di un bagno romagnolo. Non c’è dubbio che il venditore ambulante che passava la giornata a camminare sulla spiaggia sotto il sole cocente di agosto non aveva un’odore troppo piacevole, e non certo come la gentile signora dell’ operaio-italiano-che-si-godeva-le-sue-meritate-due-settimane-di-ferie-sullo-sdraio-di-un-bagno-romagnolo (la gentile signora si sciacqua le parti intime varie volte al giorno e compra profumi dal vu cumprà). C’è un fondo di verità anche nel dire che i paesi di provenienza di quei disgraziati non hanno raggiunto il livello di civilizzazione della nostra amata Patria, che può vantare un Leonardo o un Benigni (quello che ha vinto l’Oscar con quel film sul razzismo nel quale faceva liberare la Polonia… dagli statunitensi!). Vero, parzialmente vero.
Allora, ripensandoci bene, forse avevano ragione gli americani (si veda l’immagine del pensoso Zio Sam, in basso) a bollare gli italiani come mafiosi? O i tedeschi o francesi a non trattare gli italiani con tutto il rispetto che secondo i nostri nonni gli italiani, “grandissimi lavoratori”, meritavano?
No, avevano torto. E’ sbagliato bollare come delinquenti e mafiosi tutti gli immigrati italiani in America per il solo fatto che alcuni (o molti) di loro hanno finito per darsi al crimine. Così come oggi è sbagliato criminalizzare tutti i rom perché alcuni (o molti) di essi si danno al crimine (piccoli furti, per lo più, non certo organizzazioni criminali come le Mafie italiane).
Ed è sbagliato dare alle fiamme dei campi nomadi – che tristezza doverlo scrivere! – per il solo fatto che una donna (italiana) accusa una ragazza (rom) di tentato rapimento, senza tra l’altro nessuna prova e nessun testimone.
Ma di cosa stiamo parlando? Il termine corretto per questi sentimenti, per il terrore e odio indiscriminato verso gli stranieri, o i rom (i rom oggi, ieri gli ebrei, a chi toccherà domani?), è razzismo o xenofobia. Paura dello Straniero o Paura del Diverso. Non lo si può guardare e pensare di appartenere allo stesso clan. Paura. Ignoranza. Ed il comportamento dei troppi politici si chiama strumentalizzazione della paura per fini politici. Nulla di nuovo.
E per quanto riguarda le centinaia di napoletani che vanno a bruciare dei campi nomadi, e la «caccia ai rom in tutta Italia»… anche queste cose le abbiamo già viste mille volte nella storia. C’e’ gia’ una parola, i giornali non devono inventare neologismi o fare giri di parole (“cittadini infuriati che fanno quello che le Forze dell’Ordine non riescono a fare”, o “i cittadini hanno coraggio di fare quello che i politici non fanno!”, parole di Bossi). Queste cose si chiamano Pogrom, e sono uno degli esempi pià chiari di inciviltà della storia europea: la criminalizzazione di una minoranza, la cieca furia collettiva che si trasforma in una sommossa popolare contro una’etnia presa a capro espiatorio per i problemi della società, problemi che a volte non hanno un vero e proprio colpevole – ad esempio oggi sappiamo che un’epidemia non è colpa degli untori ebrei – o sono da attriuire a partiti o governi che fomentano le passioni più basse del popolino per convogliare l’intolleranza religiosa o etnica contro una minoranza di gente ancora più disgraziata. A volte, infine, i problemi sociali possono addirittura avere ragioni troppo difficili da capire per il popolino, come ad esempio una crisi economica mondiale come quella attuale, che poco c’entra con i rom. Ma invece di stare a spiegare alla ‘gggente le teorie economiche… molto meglio dare la colpa all’altro, al diverso, al brutto, allo sporco e al cattivo.
Dunque, nihil sub sole novum, oramai non rimane che riprendere dalle cantine dei nostri nonni quelle belle locandine con scritto «vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei». Ognuno sia libero di sostituire la parola «ebrei» con la minoranza di disgraziati che al momento gli sta piu’ antipatica.
Anzi, togliete la parola «cani», che oramai siamo un paese civile, i cani ci piacciono a tutti. Ai cani vogliamo bene.