Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1945 fu firmata la resa incondizionata della Germania Nazista. La bandiera sovietica sventolava in cima al Reichstag e cosi’ in Europa finiva la Seconda Guerra Mondiale.
La notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino Impastato venne ucciso dagli uomini del mafioso Tano Badalamenti. Peppino Impastato era un giovane giornalista e attivista siciliano che lottava contro la mafia, e per lottare contro la mafia doveva lottare contro la politica, la morale, la societa’ e persino contro suo padre.
Solo nel 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante del delitto, per anni archiviato come un incidente da inquirenti che avevano preso per buona la ridicola messinscena dei mafiosi.
Quando, il 9 maggio 2008. Peppino fu ricordato con una manifestazione, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha detto che “fra Terrasini e Cinisi non si era mai vista una manifestazione antimafia così nutrita”. C’erano sei o settemila persone
Il corteo ha ripercorso l’ultimo tragitto fatto con la sua auto da Peppino prima di essere assassinato. Alcuni hanno portato uno striscione con su scritto “La mafia uccide. Il silenzio pure”. Hanno raggiunto Cinisi, dove la manifestazione si è conclusa davanti alla casa natale di Peppino Impastato, a ‘cento passi‘ dall’abitazione del boss Badalamenti, come ricorda il titolo del meraviglioso film di Marco Tullio Giordana.
Fra la folla anche Mario Capanna (l’ex leader di Democrazia Proletaria, il piccolo partito di sinistra in cui militava Peppino), un gruppo in rappresentanza del comitato “No Dal Molin” e uno di quello “No Tav”, Francesco Caruso, i vecchi compagni di Peppino e tanti giovani palermitani e siciliani che vorrebbero la Sicilia e l’Italia libere dalla Mafia.
Nel corteo si sono viste tante bandiere rosse.
Ma lungo la strada dei famosi “cento passi” la maggior parte delle finestre sono rimaste ancora una volta chiuse. Pochissime persone si sono affacciate. Silenzio. Forse Paura. Oppure disinteresse.
E’ l’Italia del 2008, un Paese in cui il presidente del Consiglio tesse le lodi di un mafioso, Vittorio Mangano, e arriva a definirlo un eroe. Un paese dove il Presidente della Camera considera più grave bruciare una bandiera che spegnere la vita di un ragazzo.
Fermiamoci a ricordare ancora una volta Peppino, un comunista buono.