Secondo il Sin Chew Daily, uno dei principali quotidiani malesi, il sesso rimane una materia estremamente complicata per gli altrimenti altamente istruiti abitanti di Singapore, l’opulenta isola e città-stato situata a sud della Penisola di Malacca.
I dottori del Thompson Medical Centre hanno dichiarato ai giornalisti del suddetto giornale che ogni settimana al loro ospedale si presentano diversi pazienti che non hanno idea di come praticare un’attività apparentemente abbastanza naturale e diffusa nel mondo animale: il sesso.
I pazienti appartengono per la maggior parte agli strati più istruiti della popolazione. Tra i casi più curiosi si e’ presentata una donna, sposata da dieci anni, che sosteneva di aver copulato col marito “più di mille volte”, senza però riuscire a concepire un bambino. I dottori, pensando di trovarsi di fronte a un caso di sterilità, hanno esaminato la donna in lungo e in largo, scoprendo che essa era perfettamente feconda, ma ancora vergine. Cosa aveva fatto la donna per “più di mille volte” insieme a suo marito? I principali orifizi di una donna non sono più di tre. Siamo probabilmente di fronte a un palese caso di scambio di fori.
Un altro dottore, questa volte del Mount Elizabeth Hospital, ha raccontato di come una volta si e’ presentata una coppia, sposata da sette anni, per chiedere aiuto. I giovani sposi non riuscivano a coronare il loro amore con un figlio e perciò hanno pensato di essere sterili. Dopo tutte le visite del caso si e’ scoperto che il problema era un altro: il marito, durante ogni coito, per sette lunghissimi anni, aveva ritirato il pene prima di eiaculare.
Elementary, my dear Watson? No, non in Asia. E soprattutto no se si e’ troppo impegnati nella carriera e in tutte le attività “normali” di un “normale” cittadino di una società completamente votata al consumismo impazzito. Un mondo che ha come unico mantra il lavoro, il “progresso”, il “successo”, l’accumulazione della ricchezza, che si pensa siano sinonimi di felicità.
In queste società di plastica e cemento, treni, metropolitane veloci e grattacieli altissimi e millecolori, dove tutto è sterile e asettico, gli esseri umani si de-umanizzano e perdono gli istinti più basilari e naturali. Da esseri umani a robot ammaestrati, sanno giocare in borsa su internet ma non sanno scopare.
Questi uomini e donne sono stati educati a vivere una vita dedicata al lavoro e all’accumulazione di oggetti considerati beni e ricchezze. E’ “la roba” di Verga, che nella società agraria di Mazzaro’ erano file di ulivi, aratri, muli, sementi e sacchi di olive mentre nella Singapore di oggi sono una macchina, l’ultimo laptop, una casa con l’aria condizionata, le azioni delle società quotate in borsa.
Certo, parte della colpa va anche alla cultura asiatica stessa, o almeno a quella cinese (che influenza fortemente buona parte dell’Asia Orientale e Sud-Orientale), se è vero che il logogramma cinese “phuc” (“felicità”) altro non è che la rappresentazione stilizzata di un campo di grano, simbolo di abbondanza materiale. Ritorniamo cioè al Nostro amato Verga.
In conclusione, la cultura di partenza, accoppiata oggi alla dottrina imperante del consumismo (l’anima del capitalismo), nel caso singaporiano e orientale in generale ha trasformato molti esseri umani in umanoidi alienati dallo stesso ambiente naturale dal quale provengono, dai loro stessi istinti, per non parlare dei sogni e dei sentimenti, purtoppo anch’essi troppo spesso standardizzati.