(Bush e il principe Abdullah mentre passeggiano romanticamente mano nella mano)
Da Peace Reporter – 12.11.2007
Senza libertà. La sentenza alla quale si riferisce la Whitson, emessa il 9 novembre scorso dal giudice Ibrahim Husni della Corte di Buraida, è quella che condanna il professor Abdullah al-Hamid e suo fratello Isa al-Hamid rispettivamente a quattro e a sei mesi di reclusione, con l’accusa ”di incitamento a manifestare contro le istituzioni, con il fine di sovvertirle”.
Il giudice Husni ha rincarato la dose nella sentenza, sottolineando come con le loro azioni i due fratelli abbiano anche offeso l’Islam.
L’accusa si riferisce a una manifestazione del 16 luglio scorso, quando i fratelli al-Hamid e centinaia di persone sfilarono davanti agli uffici del servizi di sicurezza di Buraida, chiedendo di avere notizie dei parenti rinchiusi da mesi o anni nelle segrete dell’intelligence saudita.
Il corteo pacifico chiedeva la possibilità d’incontrare i detenuti, di potergli garantire assistenza legale e di ottenere processi e sentenze, per avere un po’ di chiarezza sulla sorte di tanti, troppi detenuti ingoiati dal sistema giudiziario saudita dei quali si perdono le tracce.
Appello internazionale. Negli atti del processo a carico dei fratelli al-Hamid, è stata allegata un’intercettazione telefonica, nella quale Rima al-Juraish, una donna che ha il marito in carcere da due anni, si rivolge al professore di diritto islamico Abdullah al-Hamid, chiedendo aiuto per il congiunto. Nella telefonata, al-Hamid dice alla donna di continuare a dimostrare per i suoi diritti, e l’accusa ha presentato l’intercettazione come un crimine molto grave. Le intercettazioni, peraltro non autorizzate, hanno portato all’arresto della donna e dei due fratelli, accorsi in suo aiuto quando gli agenti dei servizi di sicurezza hanno fatto irruzione nella sua casa.
“La dinamica di questo processo”, ha dichiarato la Whitson, “dimostra ancora una volta come la magistratura saudita sia complice di queste sistematiche violazioni dei diritti”.
Il professor al-Hamid era già finito nei guai nel 2004 e nel 2005, per aver pubblicamente chiesto la riforma del sistema giudiziario saudita, denunciando le torture e le condizioni inumane alle quali vengono sottoposti i prigionieri nelle carceri del regno degli Saud.
Hrw chiede che venga esercitata una forte pressione internazionale per sostenere il cambiamento del sistema giudiziario, ma a giudicare dal recente viaggio in Europa del re saudita Abdullah, ricevuto con tutti gli onori, non è lecito nutrire grandi aspettative.
Christian Elia