S’aggrava sempre di più la posizione processuale di don Gelmini: una cinquantina di ex ospiti della sua comunità – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – avrebbero sporto denuncia, durante quest’estate, contro di lui perché «molestati, insidiati e a volte violentati». Le nuove accuse più gravi – pare di capire dall’articolo – sono quelle fatte da due persone in particolare che, all’epoca dei fatti denunciati, erano minorenni e che, inevitabilmente (qualora il giudice le riterrà attendibili), faranno scattare, per don Pierino, l’accusa di pedofilia; accusa, chiaramente, diversa e molto più grave rispetto a quella fin’ora ipotizzata a carico del prelato. «Sono una cinquantina le persone – scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere – che durante l’estate hanno presentato formale denuncia contro don Pierino Gelmini. Si sono unite al coro di chi lo accusa di averli molestati, insidiati, a volte violentati».
Lasciando da parte le varie esternazioni e i vari gesti che il discusso prelato ha fatto nel corso di tutta questa vicenda, pare scontato, a questo punto, che sarà difficile sostenere, per la difesa, che si tratta solo di una vendetta ordita ai danni del prete da un pugno di delinquentucci. Non solo, la cosa che fa ancora più riflettere in questa nuova ondata di notizie sul caso don Pierino è il fatto – stando sempre a quanto riportato sul Corriere – che alcuni collaboratori del prete abbiano offerto soldi ai nuovi accusatori perchè ritrattassero («[…] i collaboratori più stretti di don Gelmini – si legge nell’articolo – si sono attivati per convincere alcuni giovani a ritrattare. In almeno due casi avrebbero cercato di incontrare chi aveva presentato la denuncia, avrebbero offerto soldi e favori per tentare di mettere tutto a tacere» ). Se così fosse saremmo di fronte ad un tentativo di corruzione e di depistaggio: non proprio quello che ci aspetteremmo da chi si sente «innocente» e se ne sta «assolutamente tranquillo».