«Non riesco davvero a convincermi che, in quanto a virtù e saggezza, Gesù raggiunga le vette toccate da altri personaggi della storia. Penso che, sotto questo aspetto, Socrate e Buddha siano superiori a lui».
Con queste parole Bertrand Russell, nel suo saggio Perché non sono cristiano criticava certi aspetti piuttosto incoerenti della narrazione evangelica. Un episodio simpatico è il seguente:
Dal Vangelo secondo Marco – Capitolo 11, versetti 12-14, 20-21:
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.
Morale della favola: Gesù, che secondo i cristiani era Dio e dunque era onnisciente, non solo non sa, pur essendo della zona, che quella non era la stagione dei fichi, ma per di più maledice e fa seccare il povero alberello colpevole di aver seguito le leggi della natura, anch’esse stabilite da Dio, cioè di non aver fatto frutti fuori stagione. In compenso, però, Gesù fa un altro miracolo, seppur mortifero, ergo i suoi discepoli e l’eventuale pubblico assistono ancora una volta agli strabilianti poteri magici del Nazareno, convincendosi ulteriormente che costui è un uomo potente, un guru, un unto dal Signore, un Dio in terra. Insomma, è il caso di dire che non tutto il male vien per nuocere.
«Svelte, venite, o genti tutte, dai dintorni
e radunatevi là!
Signore, fa’ scendere i tuoi prodi!» (Gioele 4)